Omicidio del barista, il gip: "Non fu volontario"

Svolta sulla morte di Omar Ismael. Dalle immagini delle telecamere la rissa "provocata dalla vittima": delitto preterintenzionale

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di Roberta Rampini

Svolta nelle indagini sulla morte di Omar Ismael e aggressori ai domiciliari con il “braccialetto“. A quindici giorni dalla morte dal 57enne egiziano, socio del titolare del Dandana Caffè di Pero, colpito a calci e pugni da due clienti che aveva allontanato perché ubriachi e molesti, appare un quadro diverso di quello che sarebbe successo nella notte del 14 settembre. È quanto emerge nella nuova ordinanza della gip Alessandra Di Fazio, che ha scarcerato i due ucraini indagati, disponendo per loro i domiciliari con braccialetto elettronico. E riqualifica l’accusa da omicidio volontario in preterintenzionale. Il pubblico ministero del Tribunale di Milano scrive che non ci sono “evidenze” che la vittima "sia stata colpita" con un posacenere alla testa e, analizzando le telecamere di videosorveglianza, è emerso che "la lite fu provocata" dalla stessa vittima, elemento "tutt’altro che di poco conto". Nel fascicolo dell’inchiesta a carico dei due ucraini di 38 e 26 anni, difesi dall’avvocato Niccolò Vecchioni, è finito infatti un video delle telecamere di sorveglianza del bar, dal quale emerge un quadro molto diverso da quello ricostruito nelle ore successive all’aggressione: il barista, prima di essere aggredito, insieme ad altri due avrebbe trascinato fuori a forza dal locale il 26enne, mettendogli le "mani al collo". Per il giudice, poi, "è fondato ritenere che la colluttazione sia nata" quando il barista "ha puntato" contro il 26enne quel posacenere, che inizialmente, invece, si era detto fosse stato usato dai due per colpire alla testa il 57enne. I due ucraini dopo quella violenta lite non si erano mai allontanati dal locale di via Figino, erano ancora lì quando sono arrivati i soccorsi e le pattuglie dei carabinieri della compagnia di Rho, tant’è che erano stati arrestati quella notte. Finiti ai domiciliari per tentato omicidio, erano stati portati nel carcere di San Vittore quando il barista era morto dopo 4 giorni nel reparto di terapia intensiva dell’Humanitas di Rozzano. Il gip di turno, Leonardi Lesti, aveva firmato un nuovo provvedimento e modificato il capo d’accusa in omicidio volontario aggravato da futili motivi. Nei giorni scorsi, la Procura ha presentato al gip Di Fazio la richiesta di carcere per omicidio aggravato dai futili motivi, mentre il difensore ha depositato un’istanza di scarcerazione. "I pugni tirati dai due – scrive il gip – si inquadrano nel dolo di percosse e lesioni, non nella volontà di uccidere". Da qui la riqualificazione dell’accusa con l’indicazione di approfondire le indagini su vari aspetti e il ritorno ai domiciliari per i due operai ucraini. La morte di Omar aveva suscitato indignazione tra commercianti e residenti, che avevano organizzato una fiaccolata per le vie del paese e abbassato le serrande per un’ora.

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