Omicidio di Cernusco, una colluttazione e 8 spari: ecco come è stato ucciso Donato Carbone

La ricostruzione del delitto contenuta nelle motivazioni della sentenza

Carbone ucciso nel box: assassino e mandante ripresi in un bar dalle telecamere

Carbone ucciso nel box: assassino e mandante ripresi in un bar dalle telecamere

Cernusco sul Naviglio (Milano) - Il piano, confessò il killer davanti ai giudici, era che l’omicidio avvenisse per strada o dal benzinaio, perché il colpo di grazia voleva darglielo Leonardo La Grassa, il presunto mandante. Le cose andarono però in modo diverso. Era il 16 ottobre 2019 quando Edoardo Sabbatino, a bordo di un’auto rubata, seguì la vittima nella discesa verso il suo box a Cernusco. E a quel punto scese e fece quello che c’era da fare, ma non senza qualche intoppo. Aveva impugnato la pistola russa con il silenziatore, ma Donato Carbone, il 63enne oggetto della spedizione punitiva, se ne accorse. Ci fu una breve colluttazione, Sabbatino ricevette un pugno in volto che fece volar via anche i suoi occhiali e si rese conto che la pistola si era inceppata dopo i primi tre colpi partiti. Aveva però anche un’altra arma, una Beretta, e fu con con quella, impugnata con la mano sinistra, che sparando otto colpi finì la vittima designata.

Avvenne così il delitto del box a Cernusco, come si legge nella ricostruzione contenuta nelle motivazioni della sentenza che lo scorso giugno ha condannato il 58enne Sabbatino all’ergastolo come escutore materiale insieme al suo complice sulla scena del delitto il 41enne Giuseppe Del Bravo, mentre a La Grassa, 72 anni, che fino alla fine ha negato ogni responsabilità, la Corte d’assise (presidente Ilio Mannucci Pacini, a latere Ilaria Simi) ha attribuito comunque il ruolo di mandante con relativa condanna al carcere a vita, la pena che il pm Maura Ripamonti aveva chiesto per tutti e tre. Prima della confessione ( "E’ stato il peggior errore della mia vita, chiedo scusa alla famiglia"), Sabbatino era comunque già stato incastrato dalle tracce di dna rimaste sotto le unghie di Carbone. Un’altra spinta alle indagini venne dopo la notizia pubblicata dal nostro giornale circa il ritrovamento delle due pistole nel Naviglio lì vicino: Sabbatino e Del Bravo si agitarono parecchio per sostituire le schede telefoniche dei rispettivi cellulari nel tentativo un po’ disperato di cancellarne le tracce. Perché venne ucciso Carbone? Nemmeno il killer ha detto di aver ricevuto indicazioni precise in proposito. E’ certo che per tanti anni Carbone e La Grassa, quest’ultimo sulle spalle varie condanne e anni di carcere, erano stati molto amici. Poi per qualche ragione i rapporti si erano raffreddati fino all’odio, forse per motivi legati all’attività di Carbone, che prestava denaro a strozzo.

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