Omicidio a Cernusco, auto rubata e calibro 9: il piano studiato dal killer

Gli investigatori hanno intanto ritrovato a Cologno la vettura dell'assassino. Continua la caccia all'uomo, il movente resta un mistero

Un mazzo di fiori davanti al box dove è stato ucciso l'imprenditore

Un mazzo di fiori davanti al box dove è stato ucciso l'imprenditore

Cernusco sul Naviglio (Milano), 18 ottobre 2019 - Il killer di Cernusco non ha ancora un nome. Ma i carabinieri hanno già trovato la sua auto. Una Opel Corsa scura, regolarmente parcheggiata nella vicina Cologno Monzese, in via Trento. Subito sequestrata. La stessa che mercoledì sera, poco prima delle 19, avrebbe seguito, secondo i primi accertamenti investigativi, Donato Carbone, l’impresario edile di 63 anni freddato davanti al box della palazzina dove viveva, in via Don Milani 17. Dall’utilitaria, che risulta essere stata rubata a Brescia il 18 settembre, è sceso un uomo che ha estratto una semiautomatica calibro 9x21 e ha scaricato contro la vittima, ancora all’interno della sua Mercedes, undici colpi. Uno solo letale, al collo, gli altri a segno sul braccio sinistro. Poi, la fuga a tutta velocità verso il posteggio dove ha lasciato la vettura sparendo nel nulla. Forse un’altra auto era lì ad aspettarlo. Un rompicapo per i carabinieri, al lavoro sul movente.

La chiave del giallo è tutta qui: perché? La vita di Carbone, imprenditore delle costruzioni a riposo a causa di una lunga malattia per la quale era ancora sotto controllo medico, non sembra avere ombre. Niente debiti. Solo un lontano precedente di polizia, un reato contro il patrimonio, quarant’anni fa. Un errore di gioventù, secondo gli inquirenti. La perquisizione nell’appartamento che condivideva con la moglie non avrebbe fatto emergere alcun elemento utile a risolvere l’enigma. Per tutti era il nonno della porta accanto. Affabile e cordiale, ma riservato. Lo si vedeva accompagnare i nipoti. Un ritratto di poche parole da parte dei vicini, abbottonati quanto la famiglia, asserragliata nell’abitazione al terzo piano del condominio di novanta alloggi eleganti.

Dolore e compostezza anche per la figlia, arrivata ieri all’ora di pranzo, accompagnata dal marito. Sentita dagli investigatori pare non abbia offerto alcuno spunto da cui fare partire l’inchiesta, al momento senza una precisa direzione. Chi era a casa all’ora del delitto ha riferito di aver effettivamente sentito gli spari, ma di averli attribuiti ai cacciatori. Poco dopo, lo stridere delle gomme di un’auto. Qualcuno intravede la vettura e prende anche il numero di targa. Due cifre sono invertite, ma dal cervellone informatico si arriva lo stesso all’utilitaria sottratta un mese fa. Segno che la fine di Carbone è stata progettata nei minimi dettagli. Serviranno moltissimo anche i rilievi biologici e tecnici sulla Corsa. Impronte, immagini delle telecamere lungo il percorso, potrebbero rivelarsi essenziali. Come il cellulare della vittima, ritrovato accanto al cadavere. Nella rubrica potrebbe esserci il numero dell’assassino.

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