Omaggio a Virginio e Roberto il ragazzo ucciso e il testimone

Oriani, partigiano a 16 annu perì a Mauthausen nel ’44. Camerani narrò la prigionia

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di Barbara Calderola

L’antifascismo, la deportazione, la salvezza, "all’ospedale ripresi lentamente coscienza del mondo, forse poteva durare". Sono le parole che Roberto Camerani scrisse anni dopo sulla liberazione da Mauthausen e il suo ricovero in Austria. L’instancabile testimone dell’orrore accompagnò le scolaresche nei campi di sterminio fino alla fine. Domani, davanti alle loro pietre di inciampo, le famiglie ricorderanno lui e Virginio Oriani, il 16enne che scelse la Resistenza, fu arrestato nel ‘43, e morì a Ebensee un anno dopo.

Due figure chiave nella Giornata della Memoria, capaci di raccogliere intorno a sé l’intera Cernusco. L’ultima grande cerimonia che si è tenuta in città prima che scoppiasse la pandemia è stata proprio quella dedicata alla posa delle pietre di inciampo per i due partigiani. Erano corsi in tanti a ricordare i padri nobili di casa della democrazia. Un rito che si ripeterà domani, ma a distanza. Alle 15 la figlia Adele parlerà di Roberto in una diretta sui canali social del Comune, il giovane balilla che a un certo punto scelse di andare controcorrente rischiando la vita per la libertà. Cesarino Oriani ricorderà invece zio Virginio, il ragazzino catturato il 18 dicembre 1943, imprigionato per cinque mesi a San Vittore e da lì in Germania, prima a Mauthausen e poi Ebensee.

A strapparlo all’oblio è stato proprio l’amico Roberto Camerani. "Quando l’hanno arrestato aveva ancora le biglie in tasca per giocare". "L’ho visto quando, ormai moribondo, l’hanno portato al crematorio". La sua fine lasciò un segno profondo nel compagno diventato partigiano dopo l’8 settembre 1943.

A Mauthausen gli incidono sul braccio il numero 57555, lo spogliano e gli tolgono la dignità. Trasferito a Ebensee, scava pietre e perde 30 chili. All’arrivo degli americani non riusciva più a muoversi. Un giorno in più e sarebbe stato troppo tardi. I liberatori gli danno 12 zollette di zucchero e paglia per riscaldarsi. E lui riesce a tornare a casa. Per tanti anni ha taciuto, poi il fuoco della testimonianza l’ha conquistato e sino alla sua scomparsa, nel 2005, Roberto è stato fra i suoi ragazzi.

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