Oltre all’ospitalità diamo un lavoro Speranza a chi fugge dalla guerra

Da trent’anni la cooperativa Gpii di Pregnana impegnata nell’accoglienza di persone in difficoltà "In sole 24 ore abbiamo allestito tutto quello che serviva alle due madri con tre figli che stanno da noi"

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di Roberta Rampini

"Per noi inclusione non è solo una bella parola, in oltre trent’anni di attività abbiamo accolto e dato lavoro a tante persone svantaggiate o che vivevano un momento di difficoltà, dai disabili agli ex detenuti. Quando la scorsa settimana abbiamo saputo che si cercava un posto per ospitare due mamme ucraine scappate dalla guerra con i loro tre figli, abbiamo messo a disposizione uno spazio libero che avevamo. Poi si è scatenata una gara di solidarietà per arredarlo e oggi le due donne lavorano nel nostro laboratorio di assemblaggio e confezionamento". Inclusione come best practice per la cooperativa sociale Gpii onlus di Pregnana Milanese. Nata nel 1987 per creare opportunità lavorative per persone disabili, psichici, psichiatrici, negli anni ha saputo dare le stesse opportunità anche a ex detenuti, donne maltrattate, profughi del progetto Sprar e persone che vivono un disagio sociale, "ci siamo adeguati ai bisogni e alle richieste che arrivano dagli enti con cui collaboriamo e dalle aziende che ci danno il lavoro - dichiara la presidente Donatella De Pasquale -. Oggi tra i nostri dipendenti c’è un 29enne del Mali che abbiamo accolto tre anni fa nell’ambito del progetto Sprar rivolto ai profughi africani. In questo momento in cui nel Paese stanno arrivando profughi ucraini abbiamo pensato di dare un aiuto concreto anche noi". E così nella sede di via Po dove la cooperativa ha i laboratori, uffici e magazzino, in poco tempo, con l’aiuto di private e aziende, è stato arredato uno spazio e da alcuni giorni ospita due donne con i loro figli di 12,15 e 17 anni. "È bastato il tam tam tra amici e conoscenti e in 24 ore è arrivato tutto quello di cui avevamo bisogno, anche un moderno apparecchio wi fi che consente ai tre minori di collegarsi a distanza con la scuola che frequentavano e seguire le lezioni, ci hanno portato generi alimentari, delle biciclette per i bambini, hanno fatto delle donazioni in denaro, l’azienda Artemide che ci dà lavoro da tantissimi anni ci ha donato le lampade, non ci aspettavamo tanta solidarietà. Le due donne per contraccambiare l’accoglienza spontaneamente hanno chiesto di poter lavorare nel laboratorio di assemblaggio e confezionamento e così da lunedì lavorano insieme ai nostri dipendenti e volontari. Sono spaventate dalla guerra e preoccupate per il loro Paese, conoscono poche parole d’italiano e abbiamo difficoltà a comunicare, mai ci viene in aiuto la tecnologia". Persone differenti che nei laboratori di via Po condivido un lavoro e un pezzo di vita, in attesa di momenti migliori anche per la stessa cooperativa, "i due anni di pandemia e il caro bollette degli ultimi mesi hanno creato difficoltà anche a noi, per fortuna abbiamo tante aziende del territorio che sono clienti storici e non hanno mai smesso di darci lavoro, abbiamo molti volontari che ci danno una mano e ci siamo reinventati anche con altri servizi", conclude la presidente.

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