Oh bej Oh bej: il mercatino simbolo del Natale milanese tra nostalgia e rilancio

Meglio il Castello Sforzesco o la vecchia location in Sant'Ambrogio? Parla ex ispettore del Comune

Un'immagine del mercatino negli anni sessanta

Un'immagine del mercatino negli anni sessanta

Milano, 2 dicembre 2018 - «Assegnare le postazioni era un compito delicato. Per dirne una, sarebbe scoppiato un guaio se un venditore di mutande fosse capitato davanti alla basilica. E bisognava anche essere abili nell’affrontare imprevisti. Un anno ho dovuto far spostare il chiosco dei panini in fretta e furia: c’era un funerale e il morto non poteva passare dal portone...». Adriano Bernini, 72 anni, ex ispettore di mercato delle fiere per conto del Comune, oggi in pensione, potrebbe andare avanti una vita a raccontare aneddoti. Agli Oh bej! Oh bej! è stato per otto anni tra i responsabili della logistica. Erano gli anni ’90 e le bancarelle venivano allestite attorno alla basilica di Sant’Ambrogio e nel groviglio di vie laterali. Oggi sono a ridosso del Castello Sforzesco. È un nostalgico, Bernini. Ricorda con piacere i banchi che si addossavano lungo le vie più anguste, i rigattieri, i venditori di cappelli, di mobili d’antiquariato, di oggettini d’artigianato italiani. «Non che adesso non ci siano. Ma allora c’era un’attenzione diversa alla qualità, l’Amministrazione aveva più peso sulla scelta: su 550 bancarelle, circo 80 erano selezionate dal Comune. Ora si stabiliscono le merceologie ma l’impressione è che la qualità si sia abbassata». E lo dice un esperto. «Ovunque io vada, cerco sempre un mercato da visitare».

Sarebbe meglio che gli Oh bej! Oh bej! tornassero ai piedi della basilica di Sant’Ambrogio? Nelle settimane scorse era scoppiato il caso. Il Municipio 1 ha chiesto nero su bianco il «ritorno a casa» per «riportare la fiera alla sua vocazione originaria» evidenziando che accanto a dolciumi, prodotti di artigiani e in ferro battuto, fiori e piante, libri e stampe, quadri e oggetti di rigattieri, tra le merci da vendere «ancora una volta sono state incluse quelle per cui si era già chiesta l’esclusione, come panini e bibite». Bernini non contesta l’attuale location, «certamente più comoda e in linea con le nuove disposizioni di sicurezza. Ma bisognerebbe ricreare l’atmosfera di Sant’Ambrogio. E secondo me per farlo serve più attenzione alla qualità, una maggiore selezione ad opera dell’Amministrazione».

Tra gli ambulanti Michele Castriotta (Confesercenti) è rimasto l’unico milanese a vendere guanti di pelle italiana a questa fiera ed è conosciuto come «il re dei guanti 5 stelle». «La licenza di mio padre è di 45 anni fa. Ho 58 anni e sono titolare da 37. Il livello della merce – conferma – si è abbassato, soprattutto con l’avvento dei prodotti d’importazione. Ricordo che a Sant’Ambrogio avevo 6 o 7 concorrenti, ora non è rimasto quasi più nessuno». Mentre Giampiero Pavan, storico ambulante di bigiotteria etnica (pure lui di Confesercenti), da più di 30 anni agli Oh bej! Oh bej!, pensa che ci sia «varietà, l’atmosfera natalizia si è sempre mantenuta». Il Comune evidenzia che il 70% dei 380 banchi è legato a temi natalizi: 55 rigattieri, 5 venditori di presepi, regali, fiori, libri, oggetti d’artigianato.

 

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