Scuole occupate a Milano. Dal Carducci al Vittorio Veneto: blitz a catena

L’ondata di proteste degli studenti per chiedere spazi, socialità e sostegno psicologico

I ragazzi in occupazione

I ragazzi in occupazione

Milano - L’avevano preannunciato già dal primissimo blitz al liceo classico Manzoni, il 10 gennaio: "Sarà effetto domino". Lunedì è stato occupato il classico Carducci, 24 ore dopo lo scientifico Vittorio Veneto, mentre cortei e assemblee spuntavano dall’artistico Boccioni al Russell. Diversi i motivi scatenanti, un minimo comun denominatore: "Spazi". Che siano fisici - col problema dell’edilizia scolastica - sociali o sportelli psicologici. Non ci sono solo maturità e alternanza scuola-lavoro nelle agende dei ragazzi. 

Con le occupazioni a catena "anti Dad" si era aperto il 2021, nel 2022 si torna a occupare per una scuola "più presente". Se a gennaio di un anno fa si ingaggiavano infermieri e medici per i tamponi pre-occupazione, ora alla vigilia dei blitz ci sono i sondaggi. I liceali del Carducci denunciano che il 76% di loro soffre di attacchi di panico prima dell’interrogazione. Gli studenti del Vittorio Veneto preparano anche i grafici a “torta“: il 39,9% dei liceali soffre "molto" d’ansia da scuola; Dad e Did hanno "condizionato" la relazione con gli altri. Circa il 65% riporta un calo di interesse e motivazione, avverte stress psicologico e problemi di concentrazione, depressione, apatia ed esasperazione.

"C’è un 30% di ragazzi che ha addirittura pensato di abbandonare la scuola – spiega Tobia, rappresentante d’Istituto dello scientifico –. Oggi occupiamo la scuola per riprendere quegli spazi che ci sono stati tolti, per prendercene cura. La dirigenza è stata attentissima sul fronte della prevenzione, ci sono stati pochissimi contagi. Stiamo bene dal punto di vista fisico, ma non psicologico. E neppure sociale". Manca pure l’intervallo. "Prima dell’ultimo decreto stavamo sempre dietro i banchi, era un problema persino andare in bagno – continuano gli studenti –. Ci hanno tolto le macchinette e tutto il resto. Chiediamo socialità e denunciamo le condizioni scolastiche estremamente limitanti che viviamo tutti i giorni".

"La nostra è una delle scuole di Milano con più restrizioni dall’inizio dell’emergenza sanitaria – sottolineano –. Mentre bar e ristoranti sono aperti, noi studenti siamo rinchiusi in classe da inizio anno. La dirigenza non ha compreso che le nostre richieste di socialità non sono uno sfizio, ma una vera e propria necessità. Chiediamo di più". Si dorme nelle aule e via di dibattiti fino a venerdì. Come al Carducci, dove in mattinata non è mancato qualche momento di tensione. I ragazzi si sono schierati davanti ai cancelli per non fare entrare i professori. Poi gli esperti esterni che erano stati invitati dai liceali sono stati bloccati fuori dalla dirigenza. Così i ragazzi, provocatoriamente, sono rimasti ad ascoltarli dal cortile. Qualche studente, soprattutto dei primi anni, è salito a fare lezione mentre altri si intrufolavano in aule non loro. "Tra i prof c’è chi non si è espresso, chi l’ha presa proprio male, accusandoci persino di ’fascismo’, ma anche chi, nonostante quello che stiamo facendo, si è dimostrato dialogante", tengono a precisare da via Beroldo. Una sessantina di ragazzi sono rimasti a dormire, divisi fra due palestre: anche l’occupazione, in tempi pandemici, ha il numero chiuso.  

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