Occupazione, meglio del 2019. Ma la crisi incombe

Il commercio supera il pre-Covid, servizi record: crescono contratti a termine e dimissioni. "Il fattore energia soffocherà la ripresa"

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di Andrea Gianni

La buona notizia è che l’occupazione nella Città metropolitana di Milano quest’anno ha ripreso a correre, dopo il terremoto innescato nel 2020 dalla pandemia: il commercio, i servizi, la manifattura e l’edilizia hanno recuperato in pieno i livelli pre-Covid, registrando addirittura un miglioramento rispetto al 2019 anche grazie a un largo ricorso ai contratti a termine. Il settore dei servizi alla persona e alle imprese, ad esempio, ha toccato il massimo storico degli ultimi dieci anni. La notizia cattiva è una crisi dietro l’angolo, perché l’esplosione dei costi dell’energia e delle materie prime in autunno spingerà la aziende a fermare o rallentare la produzione innescando una nuova corsa alla cassa integrazione, taglio di contratti a termine e infine licenziamenti. Scenari che emergono dall’ultimo report del dipartimento Mercato del lavoro della Cisl di Milano, che ha messo sotto la lente l’andamento dell’occupazione sul territorio.

"I dati sono complessivamente positivi – spiega il segretario, Eros Lanzoni – ma siamo preoccupati per una nuova crisi occupazionale che potrebbe esplodere fra ottobre e novembre. Per questo chiediamo una tassazione agli extra profitti per redistribuire sostegni alle famiglie, costi energetici calmierati, sostegni mirati ai lavoratori e alle imprese in difficoltà". Guardando i dati, nel primo semestre del 2022 gli avviamenti al lavoro totali nell’area metropolitana (un singolo lavoratore può essere soggetto a più avviamenti) registrano una media mensile di 75mila unità. La tipologia contrattuale più utilizzata resta quella dei contratti a termine aumentata del 47% rispetto al 2021, per un totale di 327.906, pari al 71% del totale. I nuovi tempi indeterminati sono stati 123.640, pari al 29% del totale, con un incremento del 40% rispetto al 2021. L’incremento complessivo degli occupati è attualmente del 34% rispetto all’anno scorso. Il 44,4% sono donne, la fascia di età più numerosa è quella che va dai 25 ai 34 anni (35%) seguita dalla fascia che va dai 34 ai 49 anni (30%). Dati che indicano un assestamento dopo la pandemia, mentre le imprese fanno fatica a trovare nuovo personale. Si innesta poi il fenomeno della “grandi dimissioni“, certificato dall’Inps a livello nazionale con un trend ancora più spiccato sul territorio di Milano. "Si tratta di un fenomeno che ha diverse letture – prosegue Lanzoni – da una parte la pandemia ha spinto molte persone a rifiutare forme di sfruttamento, anche grazie al “paracadute“ del reddito di cittadinanza, dall’altra le figure professionali più qualificate hanno cambiato lavoro perché spinte da nuove opportunità".

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