Nosate, una nuova gestione per il depuratore

Per i prossimi quattro anni continuerà a scaricare nel Naviglio. Ma Città Metropolitana chiede miglioramenti e maggior efficienza

Migration

di Giovanni Chiodini

Il depuratore di Sant’Antonino potrà continuare (per i prossimi quattro anni) a scaricare nelle acque del canale Industriale Vizzola (e quindi nel Naviglio Grande e nel Ticino) ma sarà sottoposto a delle prescrizioni che mirano a migliorare la funzionalità di un impianto che, da quando è stato realizzato, non ha mai reso al massimo. Anzi, è stato causa di numerosi problemi segnalati (e anche denunciati a più riprese alla magistratura) dai cittadini residenti a valle dell’impianto. Primo tra tutti la qualità dello scarico, con le schiume che affiorano a filo d’acqua e il terriccio trascinato sul fondo.

L’impianto riceve le acque del bacino del torrente Arno (Gallaratese), gli scarichi di Malpensa e anche una portata d’acqua dalla zona di Busto Arsizio. L’autorizzazione è stata concessa da Città Metropolitana, anche se la stessa ha palesato forti dubbi sul fatto che l’attuale gestore sappia garantire una corretta gestione dell’impianto, ritenendo che la stessa passi al più presto al gestore unico delle acque nella provincia di Varese, Alfa srl. E ha negato una proroga di 18 mesi nell’attuazione degli interventi richiesti.

Nel documento si riconosce che i lavori effettuati negli anni scorsi non hanno permesso all’impianto di ottenere dei livelli di depurazione accettabili. "Permangono evidenti criticità che non consentono all’impianto di garantire con continuità il rispetto dei limiti allo scarico". Oltre all’obsolescenza tecnologica generalizzata di molte componenti d’impianto, le maggiori criticità segnalate da Città Metropolitana riguardano praticamente tutte le fasi del trattamento. In merito alla fitodepurazione a valle dell’impianto (prima dello scarico nel Canale), viene osservato che "tale sistema di affinamento naturale, in assenza di manutenzione ha subito negli anni un progressivo interramento a causa della sedimentazione continua di solidi sospesi contenuti nei reflui". "Il progressivo intasamento ha determinato una drastica riduzione del tempo di residenza dei reflui, con conseguente concentrazione della frazione solida e peggioramento della qualità dei reflui in uscita da tale sezione". Proprio tutto ciò che in questi anni Legambiente (nella foto Claudio Spreafico) e il Comitato Salviamo il Ticino continuano a denunciare. Entro fine aprile dovrà essere attivato il sistema di misurazione delle acque trattate e di quelle bypassate, la verifica della capacità di accumulo delle acque di prima pioggia e il ripristino della sezione di disinfezione.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro