Nordio fra i detenuti a San Vittore "Migliorerò il carcere con arte e lavoro"

Il neoministro della Giustizia arriva per assistere alla proiezione dell’opera seduto in prima fila. Dopo un saluto a Letizia Moratti, candidata del Terzo polo, parla delle condizioni dietro le sbarre

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio

"Il carcere è un luogo di dolore. Sono venuto qui tante volte quando esercitavo le funzioni di procuratore, e ogni volta che entravo in un carcere sentivo l’angoscia della limitazione della libertà" racconta al gruppetto di detenuti che lo ascolta in religioso silenzio.

Quest’anno, non c’è dubbio, il vero protagonista della Prima vista dalla rotonda di San Vittore non è Boris Godunov ma il neo ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Arriva quando persino Bruno Vespa, dal maxi schermo, si è zittito perché l’opera sta per iniziare e si accomoda ovviamente in prima fila, dopo un veloce saluto a Letizia Moratti, altra presenza appena più defilata. Il ministro prenderà poi il microfono durante l’intervallo, e infine dopo un breve colloquio con la candidata alla Regione per Calenda & Renzi, entrambi lasceranno il carcere prima del secondo tempo, forse per non assistere ai sanguinosi deliri dello zar.

Prima di salutare, però, il nuovo responsabile della Giustizia assicura che farà di tutto "per migliorare la situazione della polizia penitenziaria e di chi versa in questa situazione di dolore". Anche se il compito non sarà facile, ammette, "perché le risorse a disposizione sono poche, e ci stiamo battendo perché i tagli al bilancio siano ridotti" e le risorse aumentate. Ma non c’è da temere che il governo voglia annacquare la riforma Cartabia. "Noi siamo molto attenti alla giustizia riparativa - spiega Nordio - la pena non è e non può essere solo sofferenza ed espiazione ma, come suggeriscono l’etica, la Costituzione, la cristianità e la convenienza, deve mirare a reinserire chi sta espiando la sanzione e, nei limiti del possibile, renderlo migliore. Questo si può fare con il lavoro e con l’arte".

L’arte c’entra perché lungo il corridoio del carcere Nordio ha visto esposti quadri di vari artisti che hanno dato vita ad “Accademia in carcere“ un workshop tra detenuti, agenti di polizia penitenziaria, allievi e docenti della Milano Painting Academy a cura di Angelo Crespi. "È difficile parlare di arte quando si è tra le sbarre - ammette il ministro - ma è importante sapere che anche chi controlla questa situazione dal ministero non è vostro nemico ma cerca di migliorare la vostra situazione nell’interesse di tutti".

Nordio a parte, introdotto e presentato dal padrone di casa Giacinto Siciliano, il direttore di San Vittore, quest’anno presenze “esterne“ in calo e limitate per lo più agli hanituée come la presidente del tribunale di sorveglianza Giovanna Di Rosa, alcuni avvocati tra cui la vice presidente della camera penale milanese Valentina Alberta, qualche magistrato, pochi giornalisti. Una cinquantina i detenuti (3-4 donne) seduti in rotonda con gli occhi al maxi schermo. Se un anno fa i presenti si erano spellati le mani al solo apparire del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, stavolta l’applauso scatta un po’ in ritardo, dopo l’inquadratura tivù della senatrice a vita Liliana Segre che dal palco a sua volta sta applaudendo. Poi tutti in piedi per gli inni, quest’anno c’è anche quello d’Europa sotto gli occhi della presidente Ursula von der Leyen.

Alla fine dell’opera, applausi convinti. "Nei giorni scorsi il direttore scientifico della Scala è venuto in carcere a raccontare la storia di Boris Godunov atto per atto, spiegando il contesto e aiutandosi anche con le immagini. Non è facile da capire un’opera di questo genere" racconta l’educatrice Laura Formigoni. Ma per chi è costretto in cella, è pur sempre un diversivo formidabile.

 

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