"Non sottovalutate i primi sintomi"

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"L’anoressia è una malattia purtroppo in continua crescita da almeno un paio di decenni, sia per quanto riguarda il numero di casi, sia per l’aggravamento e sia per l’età di esordio che è sempre più bassa. Con la pandemia c’è stata un’ulteriore impennata che ha messo in crisi un sistema di servizi già in sofferenza". Parla Ettore Corradi, direttore della struttura complessa di Dietetica e nutrizione clinica dell’ospedale Niguarda, che comprende anche il Centro per la cura dei disturbi del comportamento alimentare nato 23 anni fa. In un anno, i letti per il ricovero sono raddoppiati passando da 3 a 6.

A che età si manifestano i primi problemi?

"Prima dei 14 anni. Negli ultimi due anni, l’età si è abbassata: i segnali di disagio arrivano da ragazzine di 12 e 13 anni, a volte anche prima, mentre in passato la fascia d’età interessata era 14-19. L’aiuto agli specialisti, e mi rivolgo alle famiglie, va chiesto il prima possibile".

Quali sono i campanelli di allarme?

"L’attenzione eccessiva al perfezionismo, non solo a scuola ma anche nelle attività extrascolastiche. La tendenza a isolarsi, scelte alimentari che all’inizio sembrano positive, salutiste, ma che a lungo andare diventano eccessivamente rigide. Da non sottovalutare i cambiamenti di umore. Tutto questo arriva molto prima del rifiuto del cibo".

Quanti sono i pazienti ricoverati?

"I letti sono sempre tutti occupati. Il nostro è tra i pochi centri che consentono il ricovero ospedaliero. Solitamente, considerando la giovanissima età dei soggetti, si tende a prediligere i ricoveri brevi seguiti da periodi di day hospital. Dopo la situazione emergenziale della pandemia, tra il 2020 e il 2021, in cui anche i nostri letti sono stati destinati ai malati di Covid, ci siamo trovati a dover aumentare i posti letto: da 3, siamo passati a 6. Mediamente i pazienti restano in ospedale tra i 50 e i 60 giorni, poi passano al day hospital. In situazioni particolari, li inviamo in altre strutture di tipo riabilitativo. Capita che vengono accolti provvisoriamente nei reparti di Medicina e Pediatria per poi essere ‘assorbiti’ da noi".

Capitano casi di bambini che hanno meno di 12 anni?

"Sì. Normalmente li indirizziamo alle Neuropsichiatrie infantili".

Qual è la proporzione tra maschi e femmine?

"Nella nostra casistica, su 10 pazienti, 9 sono femmine".

Perché con il lockdown la situazione è peggiorata?

"Perché l’isolamento ha inciso molto, anche sui soggetti sani: ci sono state modifiche degli stili alimentari e si è ridotta l’attività fisica. Per i giovanissimi, l’isolamento e la Dad hanno fatto saltare le reti sociali".

Difficile far fronte a tutte le situazioni.

"Sì, perché le strutture erano già cronicamente in carenza. Il numero verde nazionale (800180969) ha ricevuto un aumento del 30% di richieste di prese in carico. Vero è che dalla malattia si guarisce, ma purtroppo si muore anche. In Regione Lombardia è stata approvata una legge riorganizzativa sui disturbi del comportamento alimentare che prevede la costituzione di un tavolo tecnico per costruire una rete tra centri di cura. Siamo in attesa che il tavolo diventi realtà".

M.V.

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