"Noi, profeti di pace in tempi di guerra"

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"Invece di abbandonare la missione, Gesù celebra l’alleanza. Dichiara che non abbandonerà mai nessuno, che accetta il tradimento, la fuga, l’ottusa incomprensione e stringe alleanza con questa gente sbagliata. Ecco dunque quello che ci rimane: l’eucaristia. Continuiamo a celebrare l’eucaristia, sbagliati come siamo, perché ci trasformi, ci conformi a Gesù e noi, così sbagliati come siamo, possiamo, per grazia, diventare memoria di lui": così si conclude l’omelia dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, pronunciata ieri sera durante la messa in Coena Domini in Duomo. La celebrazione che apre il triduo pasquale è stata preceduta, dopo due anni di sospensione a causa dell’emergenza sanitaria, dal rito della lavanda dei piedi che ha coinvolto dodici rappresentanti dei Gruppi Barnaba.

Ieri mattina l’arcivescovo ha celebrato in Duomo anche la messa crismale con i sacerdoti della Diocesi. "Siamo un unico clero che lavora per un’unica Chiesa. Svolgete un ministero ammirevole e io desidero essere un servo della comunione di un presbiterio così capace di lavorare e creativo", è il messaggio rivolto ai sacerdoti. Alla messa crismale, la prima dopo due anni di restrizioni a causa della pandemia, erano presenti diverse centinaia di sacerdoti, anche stranieri. Rivolgendosi a tutti loro l’arcivescovo ha sottolineato: "Vedere qui anche tanti preti che vengono da altri Paesi - ad esempio dall’Ucraina e dalla Russia, dal Libano e dall’Arabia, dall’Africa e dall’Asia - ci rende consapevoli di una particolare responsabilità che abbiamo in questo mondo in cui ci sono tanti segni di disgregazione, di contrapposizione, di guerra. Abbiamo la responsabilità di essere una profezia di fraternità".

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