"Noi, mamme senza possibilità di assistere i figli"

Congedi parentali Covid aboliti. Ed Eleonora deve prendere le ferie per stare a casa col suo bambino che deve osservare la quarantena

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di Giambattista Anastasio

Ancora oggi la quarantena resta la prima contromisura per arginare la diffusione del Coronavirus. Ma la scelta del Governo di decretare la fine dello stato di emergenza sanitaria ha significato anche la fine di uno strumento di welfare che aveva invece consentito a diverse famiglie di stare accanto ai figli proprio nel momento in cui questi si erano trovati costretti a stare in isolamento. Il riferimento è al congedo parentale Sars-Cov-2. Il risultato è che il Coronavirus, purtroppo, lungi dall’essere sconfitto, si perpetua di variante in variante,mentre tra le mamme lavoratrici c’è chi non ha alcuno strumento che le consenta di stare a casa a prendersi cura di un figlio minorenne che sia risultato positivo.

È questa la storia di Eleonora Corti, che non ha avuto altra scelta: ha dovuto mettersi anticipatamente in ferie per potersi assentare dal lavoro e riuscire, così, a rimanere con il suo Federico. "Ma io – sottolinea lei – non sono in vacanza. È assurdo che non ci sia nulla che consenta ad una madre di stare accanto al suo bambino nel momento in cui ha bisogno di essere seguito". Nel dettaglio, Federico è risultato positivo al Coronavirus lunedì, all’inizio di questa settimana. E da allora deve scontare 10 giorni di quarantena. Dieci e non sette perché per Federico si tratta della seconda volta (era stato contagiato dal Coronavirus già a gennaio), non è vaccinato (ha compiuto 12 anni a febbraio e le prenotazioni per la sua classe di età si sono aperte per la prima volta a metà dicembre del 2021) e, infine, la guarigione è avvenuta più di 120 giorni fa. Eleonora lavora come infermiera all’hospice dell’ospedale Felice Villa di Mariano Comense, in provincia di Como. In particolare si occupa di cure palliative domiciliari e, a maggior ragione, non può lavorare da remoto. Una volta appresa della positività di Federico, ha comunicato la sua necessità di rimanere a casa per assistere il figlio. Ed è allora che si è scoperto il grande vuoto che c’è intorno alle mamme come lei.

"Ho appreso che non potevo più contare sul congedo parentale Covid perché è stato abolito il 31 marzo con la fine dello stato di emergenza sanitaria – racconta Eleonora –. Non ho potuto ricorrere neppure all’aspettativa retribuita perché per ottenerla occorre tempo, bisogna dare un preavviso ed aspettare una risposta, ma mio figlio non è nelle condizioni di attendere: il Covid è ora, la quarantena pure. Allora ho provato a capire se fosse possibile usufruire del permesso per motivi famigliari personali ma vale per appena 18 ore all’anno": niente. "Federico – prosegue Eleonora – ha un disturbo dello spettro autistico, quindi io beneficiao dei permessi previsti dalla legge 104 ma, anche qui, si tratta di soli 3 giorni al mese. Insomma: non c’era e non c’è alcuno strumento che mi permetta di stare a casa accanto a mio figlio per tutti i 10 giorni di quarantena". "Lo stesso ufficio del personale dell’azienda sanitaria per la quale lavoro mi ha detto che avevo come unica strada quella di mettermi in ferie o di ricorrere al recupero delle ore di straordinario. E alla fine ho dovuto prendere due giorni di permessi per la 104 e anticipare di qualche giorno le ferie. Ma si tratta di una questione di principio e di civiltà: non è giusto che non ci siano tutele per le mamme che si trovino in questa situazione".

Come spesso è accaduto in questi ultimi due anni, il Coronavirus non ha fatto che acuire problemi già esistenti. Ed è accaduto anche in questo caso. Perché alla base di questa storia c’è l’inadeguatezza del welfare che viene assicurato alle madri lavoratrici, in generale, e alle madri lavoratrici divorziate, come Eleonora. Un’inadeguatezza che il Covid finisce per acuire perché toglie a queste madri anche la possibilità di appoggiarsi ai parenti più stretti per sopperire alle carenze del welfare.

"Non potevo chiedere ai nonni di Federico di stare a casa con lui, come è avvenuto altre volte, perché con questo virus non si può rischiare ed è risaputo – spiega Eleonora – che le persone anziane sono particolarmente esposte al contagio, più esposte di altre. Né potevo pretendere che venissero tate, babysitter o altre figure da fuori. Così non mi è rimasta altra scelta che unire qualche giorno di 104 e qualche giorno di ferie anticipate. Ma – constata e sottolinea Eleonora – non mi spiego perché il Governo non abbia pensato a mantenere in vigore i congedi parentali dovuti al Covid. Non ha senso abolirli in concomitanza con la fine dello stato di emergenza sanitaria se il virus circola ancora e se, quindi, c’è chi è ancora costretto, suo malgrado, ad osservare periodi di quarantena. Quel congedo era ed è tuttora utile per molte famiglie". Era ed è tuttora utile per garantire nei fatti quello che da tempo la politica dice, a parole, di voler garantire: la possibilità delle donne di lavorare anche se sono madri, senza che debbano continuamente scegliere tra la professione e la famiglia.

mail giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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