No vax, un arrestato e 57 indagati: nel mirino anarchici e ultrasinistra

Preso il ragazzo che ha spinto un agente. Le facce nuove in corteo, i marxisti-leninisti e l’assenza di leader fissi

Tensione al corteo no green pass a Milano

Tensione al corteo no green pass a Milano

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Un arresto e 57 denunce . Continua a crescere il numero di no vax indagati da Procura e Digos per i cortei non autorizzati che dal 24 luglio sono diventati una fastidiosa abitudine del weekend, anche se al momento le varie inchieste aperte e i provvedimenti via via adottati (dalle perquisizioni per l’assalto al gazebo 5 Stelle ai 5 arresti per il blitz di viale Monza) non hanno generato un effetto deterrente.

Detto altrimenti le proteste non sono mai scese sotto una certa cifra di presenze (almeno tremila); anche due giorni fa c’erano circa cinquemila persone in piazza, più dell’ultima volta. E tra queste, specie nelle prime file, gli investigatori hanno notato facce nuove: anti-vaccinisti mai censiti prima, in particolare tra coloro che hanno ignorato il tentativo di mediazione del senatore Gianluigi Paragone, partendo all’improvviso in via delle Ore per aggirare il cordone che impediva l’accesso diretto in piazza Duomo. Il momento di allerta massima è coinciso con il tentativo, per fortuna sventato in extremis, di entrare in Stazione Centrale per bloccare i treni in partenza. Ed è proprio in quelle fasi concitate, davanti alla Galleria delle Carrozze con i cancelli chiusi dalla Polfer, che è andato in scena il raid contro un agente in borghese da parte di un venticinquenne: approfittando del parapiglia, il ragazzo in jeans e felpa, come si vede chiaramente da un filmato della piattaforma video Local Team , è arrivato da dietro e ha spinto a terra il poliziotto, provocandogli contusioni giudicate guaribili in sette giorni. Poi l’aggressore si è allontanato protetto dalla folla, ma è stato intercettato poco dopo e ammanettato alla fermata Porta Venezia del metrò: si tratta di un italiano di seconda generazione che non risulta avere precedenti rilevanti.

E passiamo ai denunciati. In 48 dovranno rispondere di interruzione di servizio pubblico e violenza privata, nell’ambito del fascicolo aperto dal pm di turno Piero Basilone. Di questi, una ventina appartiene a gruppi anarchici del Corvetto e a movimenti di matrice marxista-leninista. A un certo punto, sono stati proprio loro a prendere la testa (come già accaduto in altre occasioni), anche se va precisato che pure l’altro giorno la stragrande maggioranza dei no vax ha dimostrato per l’ennesima volta di non avere (e di non volere) una guida precisa a cui affidarsi, preferendo leader di giornata che a turno lanciano cori al megafono o scandiscono cori contro le forze dell’ordine.

Come dire: l’impressione è che autonomi ed esponenti dell’ultrasinistra non abbiano aggiunto né tolto nulla all’intrinseca virulenza del corteo; e che abbiano semplicemente approfittato dell’occasione per unirsi al caos generato dai negazionisti e scorrazzare per le vie del centro bloccando il traffico e mandando in tilt la circolazione dei mezzi pubblici di superficie. Rispetto ai sabati precedenti, invece, non c’erano militanti di estrema destra (o quantomeno non si sono messi in evidenza) né all’inizio né alla fine del serpentone dei cinquemila; segno che, a differenza di quanto accaduto a Roma nelle stesse ore, a Milano i neofascisti (che a queste latitudini possono contare su numeri molto più contenuti) non sono riusciti a conquistare la leadership (ci hanno timidamente provato tra la fine di agosto e l’inizio di settembre con alcuni fuorisciti di Forza Nuova e CasaPound) in una galassia estremamente sfaccettata e complicatissima da leggere.

Tornando alle indagini, altri sei no vax saranno denunciati anche per istigazione a disobbedire alle leggi e per manifestazione non preavvisata, mentre in tre verranno accusati di oltraggio a pubblico ufficiale, rifiuto di indicazione sulla propria identità e resistenza a pubblico ufficiale. Fattispecie di reato che ormai vengono associate agli anti-vaccinisti ogni fine settimana e che riguardano in totale decine e decine di attivisti (alcuni recidivi). Eppure il movimento non pare risentirne minimamente.