Stazione Garibaldi, il flop dei negazionisti

Piazza Freud blindata da polizia e carabinieri: chiusi i collegamenti con Passante e metrò. Identificati i (pochi) manifestanti, una denuncia

La manifestazione in stazione

La manifestazione in stazione

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In realtà, di anti-vaccinisti, dubbiosi e complottisti vari se ne vedranno ben pochi: una decina in totale sulla prima linea, un’altra mezza dozzina a osservare da un marciapiedi e il restante manipolo di simpatizzanti-curiosi distribuiti lungo viale don Sturzo. L’ingresso dello scalo ferroviario è blindato: si entra solo se muniti di documento che attesti l’avvenuta doppia immunizzazione (o un tampone con esito negativo effettuato nelle precedenti 48 ore); per i regionali, invece, basta mostrare il biglietto. Chiusi i corridoi di collegamento alle fermate verde e lilla della metropolitana e all’uscita del Passante, così da scongiurare il rischio che qualcuno possa utilizzare i passaggi sotterranei per entrare bypassando l’accesso principale. La strada si trasforma in una sorta di tribuna politica a favor di telecamera (molto più numerosi i giornalisti dei partecipanti al presidio): il primo a prendere la parola è un uomo sulla quarantina che indossa una maglietta nera con la scritta "Marcia su Roma" (un micro-movimento nato qualche tempo fa e legato alla galassia dei gilet arancioni del generale in congedo Antonio Pappalardo). Mostra il cartello "Sulla mia salute decido io", inveisce contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (insulti che gli costeranno certamente una denuncia) ed espone le sue teorie contro la "dittatura sanitaria", dicendosi pronto a morire "come Gesù tra i lebbrosi" per difendere "mio figlio, la mia famiglia e gli anziani". Ad applaudirlo con trasporto ci sono solo due sessantenni in pantaloncini e canotta, ma lui prosegue comunque nel discorso da "free vax", sottolineando di "non essere nato ieri" e di aver capito tutto a differenza della maggioranza inebetita dalla "propaganda".

Nel frattempo, due donne sono partite con le loro invettive, identiche in contenuti e verve, rigorosamente senza mascherina. Poco prima delle 16 è il turno di una ragazza con le treccine blu e un serpente tatuato sul braccio destro: prova a entrare in stazione con alcuni amici, ma viene "respinta"; non la prende bene, per usare un eufemismo, e alla fine verrà accompagnata in via Fatebenefratelli non senza fatica ("Mi vogliono portare via, non ho fatto nulla) e indagata per minacce a pubblico ufficiale. Sarà l’unico momento di (minima) tensione di un pomeriggio che si preannunciava complicato da gestire sul fronte dell’ordine pubblico e che invece si è concluso con un vero e proprio flop, peraltro esteso anche alle altre 53 città italiane in cui erano in programma iniziative simili. Del resto, il ragionamento fin troppo intuitivo, un conto è ritrovarsi in piazza Duomo al sabato e sfilare per le vie del centro in barba alle normative anti-Covid, nella pancia di cortei non autorizzati affollati da decine di migliaia di partecipanti; un conto è interrompere un servizio pubblico in prima persona, con tutto quel che consegue in termini di conseguenze penali e di salatissimi risarcimenti da pagare. Inutile dire che i pochi presenti si aspettavano ben altri numeri, e non ne hanno fatto mistero sui gruppi Telegram: "Dove siete? Tutti leoni con la tastiera...". Stesso pensiero condiviso dal solitario no vax davanti alla Centrale, che si è trovato la strada sbarrata dai cancelli chiusi della Galleria delle Carrozze.

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