No ai domiciliari in comunità per il trapper Simba La Rue

Il giudice: "Questa soluzione non comporterebbe il distacco dal contesto"

Non andrà ai domiciliari in comunità il trapper Simba La Rue (nella foto), nome d’arte di Mohamed Lamine Saida, arrestato con altri tre giovani della sua banda nell’ambito di un’inchiesta su una presunta faida tra trapper cominciata con insulti via web, andata avanti con aggressioni e culminata in un sequestro di persona, avvenuto il 16 giugno ai danni del “rivale“ Mohamed Amine Amagour, Baby Touché. Su decisione del gip di Milano Guido Salvini, Simba La Rue potrà però uscire dal carcere e andare a farsi curare in ospedale, dopo essere stato ferito a coltellate a Treviolo (Bergamo), nell’ambito di una probabile ritorsione per il rapimento di Baby Touchè: fu preso in via Boifava a Milano, picchiato e caricato su una macchina dove sarebbe stato trattenuto per due ore durante le quali sono stati caricati video con la sua faccia sanguinante sia sul suo account e sia su quelli dei sequestratori.

Il gip ha negato i domiciliari in comunità perché da Simba La Rue "non è pervenuta alcuna accettazione e disponibilità in merito a un programma di recupero che comporterebbe un distacco dallo stile di vita sinora assunto". "Ben difficilmente la collocazione in comunità potrebbe interrompere i contatti tra Saida e l’ambiente in cui sono maturati i fatti criminosi", aggiunge il giudice, ricordando che lo stesso pm, pur esprimendo parere favorevole all’istanza dei difensori, "ha sottolineato l’assoluta importanza di recidere ogni contatto tra l’indagato e il contesto in cui sono maturati i fatti". Il gip parla anche di "incapacità dell’indagato di autocontrollarsi" e di mancanza del "requisito dell’affidabilità". La collocazione in comunità potrà comunque essere presa in considerazione dopo il periodo in ospedale, "che non sarà breve". Dovrà essere infatti sottoposto a un delicato intervento chirurgico per "tentare di recuperare il più possibile la lesione nervosa a carico dell’arto inferiore destro", come emerge dalla consulenza medico-legale del dottor Marco Scaglione.

Red.Mil.

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