In Lombardia i posti per gli ustionati sono pochissimi: feriti trasferiti

Il bimbo e il papà dell’incidente di Tirano portati a Cesena e a Genova. La regione ha un unico centro al Niguarda, ed è tutto pieno

Il reparto Grandi ustionati all’interno dell’ospedale Niguarda di Milano

Il reparto Grandi ustionati all’interno dell’ospedale Niguarda di Milano

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Milano - Ieri è stato trasferito all’ospedale Bufalini di Cesena il bambino di cinque anni rimasto gravemente ustionato sabato a Villa di Tirano, in Valtellina, dopo essere stato investito insieme a suo padre da una fiammata partita dal rimorchio dell’auto che trasportava le loro moto da cross. Il papà, di 44 anni, dopo essere stato stabilizzato era già stato portato all’ospedale Villa Scassi di Genova, il centro per i grandi ustionati adulti della Liguria. Il bimbo era invece ricoverato all’ospedale Buzzi di Milano, un’eccellenza della pediatria, ma che non ha un centro per i grandi ustionati: l’unico, in Lombardia, è quello del Niguarda, riferimento regionale e uno dei migliori reparti d’Italia in questo campo. Ma ha solo dieci posti letto per gli ustionati, più tre di terapia intensiva in grado di gestire la complessità di un paziente gravemente ferito di un incendio, anche se è un bambino. 

E questi dieci posti più tre, che non sono mai stati ridotti nemmeno durante le ondate pandemiche quando, anzi, Niguarda è stato l’hub cui venivano dirottati anche ustionati meno gravi che in condizioni normali sarebbero stati curabili in altri ospedali, sabato sera erano tutti occupati. Lo sono anche adesso, come Il Giorno apprende da diverse fonti e poi confermano dall’ospedale Niguarda. E non si tratta, per una volta, di un effetto collaterale del Covid che riempie gli ospedali (ieri, nonostante un aumento di 29 letti occupati nei reparti, erano comunque 209 i ricoverati causa coronavirus in tutta la Lombardia). Non è nemmeno una stranezza, perché un grande ustionato può dover rimanere in ospedale per mesi; uno dei tre attualmente intubati al Niguarda è in terapia intensiva da oltre trenta giorni. 

Alcuni dei tredici ricoverati attuali, così come in generale una parte dei 200-250 pazienti che transitano ogni anno dal centro ustioni di Niguarda, arrivano da fuori Lombardia: è tutt’altro che raro il trasferimento interregionale tra le poche strutture ad altissima intensità di cura che curano gli ustionati più gravi, dato che i posti per loro in Italia sono una risorsa scarsa. 

Ad esempio l’Emilia Romagna, che pure ha due centri specializzati - oltre a quello di riferimento del Bufalini di Cesena ce n’è uno al Maggiore di Parma -, alcuni giorni fa, quando un incendio doloso a Modena ha mandato in ospedale una ventina di persone, uno dei due ustionati gravi l’ha dovuto mandare a Verona, al centro dell’ospedale Borgo Trento. Come l’Emilia Romagna, anche il Veneto ha due centri per i grandi ustionati (l’altro è a Padova), ed entrambe le regioni hanno meno di metà degli abitanti della Lombardia, che al contrario ha un solo centro per dieci milioni di abitanti, anche se il Dm 70 del 2015 (il decreto ministeriale che definisce gli standard dell’assistenza ospedaliera) indica un bacino massimo di sei milioni di abitanti (e per la verità anche un bacino minimo di 4 milioni, mentre Emilia e Veneto hanno meno di 5 milioni di residenti, e due centri ciascuna). 

Ma è un problema in tutta Italia quello del numero esiguo di posti per i bambini gravemente ustionati, soprattutto se hanno bisogno anche della terapia intensiva. Proprio per gestire al meglio questa risorsa limitata al centro ustioni e plastica ricostruttiva del Niguarda è nata la prassi di trasferire i piccoli pazienti, dopo che hanno superato la fase più critica, all’ospedale dei bambini, inviando al Buzzi i chirurghi plastici per proseguire le cure specializzate di cui hanno bisogno.  

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