
Niccolò Bettarini in tribunale con l'avvocato Alessandra Calabrò
Milano, 13 marzo 2019 - I domiciliari per poter avviare un percorso di recupero, in linea con il fondamentale principio di «funzione rieducativa» della pena. Così Davide Caddeo, 30 anni, una compagna, due figlie piccole, condannato a 9 anni per aver accoltellato a luglio Niccolò Bettarini, figlio di Stefano e Simona Ventura, avrà l’obbligo di frequentare un centro di cura per tossicodipendenti e una comunità in cui dovrà cominciare a lavorare. Lo ha deciso ieri il gip Guido Salvini su richiesta degli avvocati Robert Ranieli e Antonella Bisogno. Salvini nelle motivazioni della decisione ricorda la «difficile vita del trentenne, tossicodipendente fin dall’adolescenza, e mette in luce l’esigenza di rieducare già in fase di custodia cautelare, in attesa di sentenza definitiva». Caddeo, accusato di aver sferrato le 9 coltellate, era stato condannato lo scorso gennaio in abbreviato alla pena più alta rispetto a quelle degli altri tre imputati che avevano partecipato all’aggressione. Furono tutti arrestati con l’accusa di tentato omicidio e tutti hanno ottenuto i domiciliari nelle scorse settimane, solo uno è tornato in carcere dopo una evasione, mentre cercava di fuggire in Albania. Nell’ordinanza il gip, riferendosi a Caddeo, scrive che, «nonostante la consistenza della pena e i precedenti penali dell’imputato, devono essere tenute in considerazione alcune osservazioni della difesa».
In particolare non va dimenticata «la storia della sua difficile vita familiare, figlio di genitori dipendenti entrambi dall’eroina, il padre dentro e fuori dal carcere», una situazione che ha portato il giovane «a una precoce dipendenza da sostanze stupefacenti e alla commissione di una serie di reati già da adolescente». Per il giudice va anche tenuto conto che da quando è detenuto il trentenne ha seguito un percorso al Sert delle carceri di San Vittore e Opera. Il Centro di accoglienza che cura le dipendenze e il disagio sociale il 15 febbraio scorso ha stilato per lui un programma terapeutico con colloqui medici, psicologici e socioeducativi, sarà sottoposto anche a costanti controlli tossicologici. Per Caddeo è stato predisposto anche «un percorso di giustizia riparativa che si potrebbe concretizzare in un contatto con lo stesso Bettarini». Don Claudio Burgio, presidente della Comunità educativa Kairos, si è reso disponibile ad accogliere subito Caddeo che potrà lavorare in cucina e nel settore della manutenzione della Comunità.