Netflix versa al Fisco 55 milioni Accordo sulle tasse non pagate

Per la prima volta contestata a un gigante del web la presenza di una "stabile organizzazione" senza dipendenti ma con 350 server utilizzati in via esclusiva per lo streaming degli abbonati

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Una pace ragionevolmente costosa. Netflix, il colosso californiano che distribuisce in streaming film e serie tv a pagamento, chiude il contenzioso con il Fisco per gli anni 2015-19 e versa all’Agenzia delle entrate 55 milioni e 850 mila euro circa in un’unica soluzione. In più, dal primo gennaio di quest’anno ha aperto una sede operativa in Italia attraverso la quale, d’ora in poi, gestirà i contratti e verserà le imposte.

Si chiude così la controversia tributaria nata in seguito all’inchiesta penale avviata dalla procura e dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf milanese per omessa dichiarazione dei redditi, cioè per le tasse non versate in Italia da Netflix. Nell’indagine coordinata dal pm Enrico Pavone (che l’ha ereditata dal collega Gaetano Ruta passato da un anno alla Procura Europea) al gruppo statunitense guidato da Red Hastings la Gdf contesta "una stabile organizzazione occulta di una società estera operante della digital economy". Di fatto "il primo caso, in ambito mondiale - si legge in una nota diffusa dal procuratore Marcello Viola - in cui viene ipotizzata l’esistenza di una stabile organizzazione occulta di una società estera operante nella digital economy, completamente priva di personale e caratterizzata esclusivamente da una struttura tecnologica avanzata" che sarebbe stata "asservita in via esclusiva allo svolgimento di funzioni aziendali chiave per la conduzione del proprio business sul territorio dello Stato".

In pratica, il "content delivery network" di Netflix "è risultato composto da oltre 350 server, che sarebbero stati utilizzati in via esclusiva ed installati stabilmente sull’intero territorio nazionale presso data center ed i principali operatori di telefonia".

Nell’ambito dell’accordo con il Fisco, da quest’anno invece Netflix ha costituito una società "di diritto italiano che ha iniziato a stipulare i contratti e fatturare i corrispettivi provenienti dagli abbonamenti sottoscritti con gli utenti nazionali. Ciò - prosegue la nota - determinerà la tassazione in Italia dei redditi prodotti dalla vendita degli abbonamenti agli utenti residenti sul territorio nazionale".

"Abbiamo mantenuto un dialogo ed una collaborazione costanti con le autorità italiane e continuiamo a credere di aver agito nel pieno rispetto delle norme italiane e internazionali applicabili al caso di specie" spiega un portavoce di Netflix. "Siamo soddisfatti di aver posto fine a questa vicenda".

Prima del colosso californiano, negli anni scorsi era toccato del resto ad altri giganti della web economy aver a che fare con la giustizia e con il fisco italiani, sempre per le tasse non pagate,anche se trattandosi di Apple o Google, per esempio, in ballo c’era anche la presenza fisica in Italia di loro dipendenti e manager e non solo quella di server e computer.

M. Cons.

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