Nerviano, rifiuti abusivi e roghi nella cava: "Macerie pulite? Neanche un viaggio"

Sequestrati 16 milioni di euro, 26 gli indagati. Trasportati nella discarica fuori legge anche scarti dei cantieri sulla A12

I rilievi dei carabinieri Forestali nella cava tra Nerviano e Parabiago

I rilievi dei carabinieri Forestali nella cava tra Nerviano e Parabiago

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Milano - Per smaltire i rifiuti stoccati abusivamente "accendevano reiteratamente roghi" all’interno della cava Villoresi di Nerviano. Abitudine che, in una delle conversazioni intercettate dai carabinieri, provocava anche le reazioni rabbiose della moglie di uno degli indagati, Fabio Donzelli. "Ridi, ridi – affermava la donna – detto che hai dei seri problemi anche a Nerviano continui a fare fuochi. Finiscila lì, finiscila". La famiglia Donzelli, secondo le accuse, aveva creato una "discarica abusiva privata" nel Milanese per smaltire "senza alcun titolo autorizzativo" 893.684 metri cubi di materiale, pari a un milione e mezzo di tonnellate. Tra i rifiuti anche scarti prodotti durante i lavori sulla tratta dell’autostrada A12 a Genova Est, che secondo le accuse venivano caricati su camion e trasportati a Nerviano "attribuendo falsamente un codice non corrispondente alle reali caratteristiche". L’inchiesta dei carabinieri Forestali di Milano, coordinata dal pm Francesco De Tommasi, ha portato a tre arresti (ai domiciliari), un obbligo di dimora e un obbligo di firma, oltre al sequestro di beni per 16 milioni di euro.

Sono 26 le persone indagate, coinvolte con vari ruoli nel sistema creato dall’imprenditore Pierangelo Donzelli (deceduto) e dai suoi parenti. Sistema che, secondo investigatori e inquirenti, avrebbe consentito alla società Cave Villoresi della famiglia Donzelli e alla Daf Costruzioni stradali, colosso delle demolizioni e principale produttore dei rifiuti smaltiti illecitamente, un "ingiusto profitto" di 16.086.310 euro derivante dall’abbattimento dei costi. L’elenco dei rifiuti, riportati nell’ordinanza di custodia cautelare e nel decreto di sequestro preventivo disposto dal gip di Milano Patrizia Nobile, è lungo e variegato: traversine ferroviarie, "scarti di guaine bituminose", tubi fognari, estintori, terre sporche, rottami e "rifiuti misti da demolizione", solo per citare alcuni materiali.

Manovre che emergono anche dalle conversazioni intercettate relative a contatti e accordi con alcuni dipendenti della Pavimental, società controllata da Autostrade per l’Italia che aveva la necessità di "disfarsi rapidamente e facilmente" di terre e rocce da scavo prodotte nei cantieri liguri, visto che si erano verificati problemi con la società incaricata. Si sarebbe affidata "senza un formale contratto" al gruppo Donzelli che, grazie all’operazione, avrebbe ricavato un profitto illecito di 131mila euro falsificando i documenti relativi ai carichi trasportati, sempre con lo scopo di abbattere i costi. "O gli diciamo i prezzi che ci vogliono e capiscono – spiegava Donzelli al suo interlocutore – altrimenti la strada è solo quella di cambiare il codice. Altrimenti è difficile gestire la terra". Massimiliano Donzelli, intercettato, confidava inoltre a un amico di aver portato la "terra leggermente inquinata a casa", cioè nella cava Villoresi di Nerviano. "Di macerie pulite non abbiamo mandato via neanche un viaggio", affermava.

L’attività illecita che ha portato alle misure cautelari era incentrata non solo sulla gestione delle terre, ma anche sul trattamento illegale di cavi elettrici. Si ricavavano grossi quantitativi di rame bruciando le guaine di copertura e le operazioni erano svolte soprattutto di notte per evitare i controlli. Il rame ricavato era venduto a una società della provincia di Bergamo, il cui titolare è stato sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora. È stato documentato dai carabinieri l’illecito trattamento di più di 112.000 chili di cavi elettrici. Un’attività particolarmente inquinante, poiché bruciare materiali plastici produce rilascio di sostanze inquinanti, anche pericolose, in atmosfera e sul suolo. Per questo, oltre al traffico illecito di rifiuti, è stato anche contestato l’inquinamento ambientale.

 

 

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