Nella sartoria delle donne "rammendiamo i cuori"

Negli spazi aperti dalla cooperativa Il Fiore al lavoro quattro ragazze che dietro la macchina da cucire dimenticano difficoltà e traumi del passato

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di Graziano Masperi

È nata a Magenta la prima sartoria sociale tutta al femminile per donne in condizioni di fragilità. È l’ultimo tassello in seno alla cooperativa Il Fiore di via Piave che proprio l’altra sera ha festeggiato i vent’anni di vita, inaugurando anche questa realtà già operativa. "Dalla prossima settimana chiunque fosse interessato a fare ordinazioni, ad avere bomboniere o altro, può presentarsi da noi, nella sede di via Piave – ha spiegato Maddalena Alemani, la coordinatrice pedagogista –. Al momento ci lavoreranno quattro donne che si stanno preparando per la collezione estiva che presenteremo in un banchetto all’ospedale Fornaroli nel mese di giugno e tutti i giovedì sera della prossima estate in piazza Liberazione". Un locale ben attrezzato con due macchine da cucire, che per il futuro non saranno certo sufficienti per gestire il lavoro. Ma che sono importanti per partire.

L’altra sera erano presenti tutte le autorità, a cominciare dal sindaco Chiara Calati e dal parroco don Giuseppe Marinoni, oltre ai familiari e agli amici dei circa 40 ragazzi e ragazze, donne e uomini, impiegati alla cooperativa Il Fiore nel lavoro di assemblaggio di occhialini da piscina. Un lavoro duro e impegnativo, ma che i ragazzi stanno svolgendo con passione. È stata allestita anche una mostra fotografica di una persona che anni fa ha seguito un percorso riabilitativo con Il Fiore. Ed è stato proprio allora che si è scoperto che aveva delle qualità. Le stesse che avevano alcune donne capaci di cucire ed è così che, da quelle mani, è nata la sartoria. Il Fiore è una cooperativa sociale che, ormai, è una realtà importante nel territorio. A ricordarlo è stata la presidente e fondatrice Giuditta Ranzani che ringrazia le tante persone che l’hanno incoraggiata e sostenuta.

Prima di tutto il dottor Giorgio Cerati, già direttore del dipartimento di salute mentale dell’allora azienda ospedaliera di Legnano e poi l’amica Valeria che è partita con lei per un’avventura piena di insidie, ma che, negli anni, ha dato soddisfazioni a non finire. "Trent’anni fa partecipai ad un corso per aspiranti volontari del Cps – ricorda – Ho cominciato e non mi sono più fermata. Naturalmente è stato un percorso difficile e sono tantissime le persone che devo ringraziare. Il vero impegno è continuato ascoltando la gente. Ricordo una persona fragile, disturbata, con tanti pensieri e che non parlava con nessuno. Un giorno mi disse: Giuditta, invece di dedicare solo due ore per fare i fiori perché non ne facciamo quattro? Perché io quando faccio i fiori sto bene e non sento le voci che mi tormentano. Ne parlai con il dottor Cerati che mi disse di continuare e provare. Ne è valsa la pena".

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