"Nei miei murales c’è la mia fame di realtà"

ViM, street artist amato dai trapper, durante la pandemia ha fatto il commesso per mantenersi. E oggi denuncia l’emergenza ambientale

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di Mariachiara Rossi

Vincenzo Magno, in arte ViM ("Suonava meglio e poi tutti i miei amici mi chiamano così"), è uno degli street artist più richiesti nell’ambiente musicale dei trapper a Milano, eppure durante la pandemia è stato costretto a sospendere la sua attività e a lavorare come addetto alle vendite in una nota azienda francese che si occupa di prodotti per la casa e l’edilizia. "Oggi riesco a vivere grazie al mio lavoro ma il Covid ha duramente colpito il settore dell’arte: sono rimasto fermo per due anni, avevo anche cambiato casa, le lascio immaginare che periodo ho passato". Il talento, la creatività e la voglia di rivalsa gli hanno consentito di non rimanere con le mani in mano e di riprendere a pieno regime con la bomboletta spray, le tele e i murales in strada. Una mentalità vincente che l’ha sempre aiutato ad emergere dalle difficoltà, fin dalla più tenera età.

L’artista nato a Catania 26 anni fa comincia ad approcciare la “spray paint art” quando ancora frequenta il liceo; non ha abbastanza soldi per potersi permettere i colori e quindi si arrangia con quello che offre la casa, disegna in bianco e nero alcune delle scene più iconiche della storia cinematografica recente, come Johnny Depp in Pirati dei Caraibi e Leonardo Di Caprio in Revenant, utilizzando come supporto le pareti di un vecchio rudere abbandonato. Il giovane artista studia al liceo classico, non ha particolari nozioni teoriche, ma le sue opere cominciano a far parlare in città per il loro forte realismo: "Le mie rappresentazioni cercano di riprodurre il visibile della realtà". Il suo estro, abbinato alla forte fede cattolica, lo porta nel 2015 a raffigurare Papa Francesco: il primo piano del pontefice fa il giro delle televisioni italiane e ViM si convince ancor di più che la strada intrapresa è quella giusta.

A vent’anni si trasferisce a Milano per studiare Belle arti all’Accademia di Brera e qui si scontra con la dura realtà: all’università la street art non è studiata e i professori non riescono a valorizzare e a comprendere il suo talento. Ancora una volta entra in gioco la "fame", quella che lo contraddistinguerà per tutto il suo percorso: per far ricredere gli insegnanti allestisce una piazzola fuori Brera e incomincia a dipingere en plein air, proprio come un’artista di strada, raccogliendo l’attenzione di curiosi, studenti e degli stessi docenti. La passione per i soggetti del mondo naturale e l’ambiente marino, che gli aveva permesso di farsi conoscere a Catania tappezzando la città di squali, lo porta a trasferire le stesse tematiche anche a Milano connotandole di un nuovo significato sociale, un monito e una presa di posizione diretta nei confronti della sostenibilità ambientale: prima si mette in gioco sugli spazi pubblici dedicati agli street artist in via Pontano, una sorta di East Side Gallery milanese, e poi, grazie al passaparola e all’aiuto dei social, iniziano a rincorrersi le richieste su commissione.

"Sfera Ebbasta, Ghali e DrefGold mi hanno chiesto dei ritratti, ma ho lavorato anche per aziende importanti come Bellotti a Como". Alcune delle sue opere più maestose sono apprezzabili proprio passeggiando per Milano: nel 2020 ha realizzato due balene giganti su una superficie di 200 metri quadrati, sul muro che recinta l’area verde della piscina comunale Procida, in collaborazione con Retake Milano e Milanosport, mentre l’ultimo suo lavoro è stato appena inaugurato in Zona San Siro. L’opera fa parte del progetto pubblico “Arte a San Siro” che si propone di riqualificare il quartiere: il murale si estende in altezza per oltre sedici metri e raffigura un orso polare che rischia di annegare e di cadere nelle fauci degli squali. Un messaggio che fa riflettere sui pericoli derivanti dall’innalzamento del livello del mare.

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