Piazza Cordusio, negozi milanesi sotto sfratto

Arrivano i fondi e le multinazionali. Sloggiano i piccoli commercianti

La storica farmacia Cordusio, aperta dal dopoguerra, si è dovuta trasferire

La storica farmacia Cordusio, aperta dal dopoguerra, si è dovuta trasferire

Milano, 25 maggio 2018 - La chiamano «rigenerazione» di piazza Cordusio. Mentre fervono i lavori nei cantieri dei palazzi storici affacciati sulla piazza e nei dintorni, un tempo sede di istituti finanziari e assicurativi, c’è chi non la pensa così: i titolari di botteghe storiche che in questi mesi hanno dovuto sloggiare o dovranno farlo presto, per lasciare spazio a uffici d’avanguardia, spazi commerciali di multinazionali o alberghi di lusso. Palazzo Broggi, ex quartier generale UniCredit, nelle mani prima della cinese Fosun e poi di Idea Fimit. Presto in via Tommaso Grossi dovrebbe aprire albergo e ristorante a tante stelle. In mezzo agli scatoloni Maria Fini, 84 anni, volto assieme alla figlia Patrizia del negozio di intimo Fini che si sta trasferendo in via Carducci 11. Maria si commuove: «L’ultimo giorno di attività sarà lunedì, Fini con la sede di via Durini ha quasi cent’anni di storia. Abbiamo passato in via Grossi 10 gli ultimi 23 anni. I piccoli spariscono, rimarranno solo grandi magazzini: tutta fuffa...» dice masticando amaro.

Allo stesso civico Salvatore De Feo de “Lo scrigno d’oro” applica grandi sconti ai suoi gioielli: «Quest’anno festeggio il 51° anno di attività. Non ci sarà il 52°. La piccola distribuzione è la vetrina degli artigiani del made in Italy. Si è preferito privilegiare gli interessi di quella grande». Francesco Paduan di Mac Borse chiude a settembre, dopo 10 anni: «Sta sparendo il nostro target, la media borghesia che ha consentito al commercio italiano di prosperare. Il milionario cerca la firma, non il mio prodotto artigianale». Si respira un clima mesto tra gli ex titolari dei negozi di palazzo Sorgente: edificio prima di Fondiaria Sai, ora comprato dagli americani di Hines, sei piani in via Cordusio 2. Al momento liberi. Per l’anno prossimo è atteso lo sbarco del primo store italiano di Uniqlo, brand giapponese di abbigliamento casual. Massimo Canziani, ex titolare di Camiceria Cordusio, scuote la testa: «Milano sta perdendo la sua anima, la milanesità». Non è stato facile, a novembre, abbassare la saracinesca del negozio aperto dal padre nel 1942. Con lui sono spariti nell’ultimo anno la salumeria, la macelleria, il negozio di formaggi, il parrucchiere, il tabaccaio e altri del civico 2. «La nuova proprietà non ha rinnovato i contratti d’affitto, siamo dovuti andare via per le multinazionali. La globalizzazione cancella le nostre radici» accusa Canziani. A settembre proprio di fronte, al civico 1, l’ex palazzo delle Poste (ora del fondo Blackstone) diventerà Starbucks, catena americana di caffetterie. Resiste, al civico 2, la gioielleria Meravigli di Antonietta Grieco, il cui contratto scade a maggio 2019: «Non getterò la spugna prima». Mentre la farmacia Cordusio, lì dal dopoguerra, si è trasferita a Santa Maria Segreta. «E ci è andata di lusso, siamo a pochi metri», sospira il farmacista Massimo Lizzi.

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