Negozi etnici a Milano, birre di notte e pochi scontrini: "Divieti ignorati"

Viaggio tra i minimarket etnici nel mirino di Salvini. Alcol low cost venduto fuoriorario, da Corvetto a viale Tibaldi

Un minimarket con alcolici aperto di notte

Un minimarket con alcolici aperto di notte

Milano, 13 ottobre 2018 - Anarchismo in chiave alcolica. Bottiglie di vino e birra vendute di notte, a prezzi «anni ‘90», anche nelle ore in cui non è consentito. Succede a Milano nei tanti supermercati etnici che puntellano la città. Ne abbiamo scelti tre a caso e in zone distinte: ad Affori, Tibaldi e Corvetto. In comune hanno l’apertura fino a tarda notte. Il prezzo sbalorditivo per una bottiglia di birra (anche a un euro) rispetto ai locali della movida. Ma soprattutto – e questo è il vero problema – l’inosservanza delle regole. La legge contenente le «Disposizioni in materia di sicurezza stradale» (la 120 del 2010) parla chiaro: «I titolari e i gestori degli esercizi di vicinato devono interrompere la vendita per asporto di bevande alcoliche e superalcoliche dalle ore 24 alle ore 6». Con la sola eccezione di Capodanno e Ferragosto. Si rischiano multe salate, da cinquemila fino a 20mila euro, che non sembrano troppo impensierire i gestori dei tre minimarket in cui compriamo facilmente tre «bionde», dopo che è scoccata la mezzanotte.

Anche le esternazioni fresche del ministro dell’Interno Matteo Salvini che ha annunciato, per il decreto Sicurezza, un emendamento per «la chiusura entro le 21 dei negozietti etnici che diventano ritrovo di spacciatori e di gente che fa casino» paiono non troppo preoccuparli. È passata la mezzanotte da mezzora, siamo al «Sara Asian Alimentari» di via Pellegrino Rossi 38, in zona Affori. Non ci sono né spacciatori né caos: non c’è in giro anima viva. Solo una vetrina civetta, piena di bottiglie a prezzi allettanti. Una Moretti da 33 centilitri la acquistiamo ad un euro. Quella da 66 centilitri costa 1,50. Chiediamo lo scontrino ma il gestore rifila una scusa improbabile mentre guarda per sapere che fare l’unico cliente che beve alcol dentro il negozio: «La cassa è già chiusa…» dice. Tappa successiva in una zona più centrale, vicina ai Navigli, in viale Tibaldi 18. Un bengalese con la bottiglia in mano dà il benvenuto all’esterno. Anche al «Minimarket» si adotta una politica commerciale con «prezzi pazzi»: una Beck’s, sempre da 33 cl, è venduta a un euro. Viene pure rilasciato uno scontrino che segna le 00:27 quando invece è ormai la una passata. Un pezzo di carta che però non vale come una prova: la bevanda è contrassegnata come «Rep. 1».

A Corvetto l’alcol costa più che sui Navigli. Perché in piazza Gabrio Rosa all’11, da Mondo Minimarket scopriamo che il costo per tutte le birre nel solito formato è 1,30, compresa la Heineken che acquistiamo alla una e un quarto. Stesso scontrino criptico: la bottiglia è qualificata come «Rep. 1». Un paio di magrebini seduti all’esterno, una decina di ragazzini, urla frasi sconnesse. E non è neppure il weekend. Cosa pensano i milanesi dei market etnici? C’è una netta spaccatura. Molti ragazzi li difendono. Paolo Mambino spiega: «Io ce l’ho proprio sotto casa. Offre la possibilità di fare la spesa a qualsiasi ora, come i supermercati. Per quanto mi riguarda è un servizio alla collettività». Meno entusiasti i locali che lamentano la concorrenza sleale per i prezzi. «Con affitti più alti e costo del personale per noi è impossibile vendere birra a un euro» dice Carla Vitelli, originaria dell’Ecuador e titolare del Prince Café in via Ascanio Sforza.

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