Ndrangheta, locale Rho: immobile sfilato all'anziana e cocaina comprata con i fidi bancari

Negli atti dell’inchiesta della Dda l’idea del b&b nel palazzo di una donna in Rsa. Bandiera jr al figlio: ti pago metà droga e metà soldi

Una delle foto agli atti dell’inchiesta

Una delle foto agli atti dell’inchiesta

Milano, 24 novembre 2022 - "Non sei riuscito a prendere quelle fotocopie?". "Sono andato in ospedale... siccome non c’era la direttrice lì...". "Va bene dai, però fai l’impossibile, se no la prendo in quel posto io, hai capito?". 20 luglio 2020, Cristian Bandiera mette pressione ad Andrea (nome di fantasia), che da lui si rifornisce abitualmente di cocaina: vuole che si procuri una copia della carta d’identità e del codice fiscale della madre, che da un anno entra ed esce dall’ospedale e che alla fine verrà trasferita in una Rsa. Cosa ci deve fare? Quei documenti gli servono per stipulare un contratto d’affitto per Victor Marino Cuevas De La Cruz, al quale ha già trovato un lavoro fittizio in un bar alla stazione di Vanzago per fargli ottenere la scarcerazione e l’affidamento in prova ai servizi sociali. Sì, perché la mamma di Andrea è proprietaria di un immobile con tre appartamenti a Lainate. O almeno così pensano Bandiera e il diretto interessato, visto che qualche giorno dopo entrambi scoprono che la donna è solo usufruttuaria e che il beneficiario è proprio il figlio.

In realtà, in quel momento, la palazzina non è di nessuno dei due: è già passata a Cristian Bandiera, seppur in maniera occulta. Emerge anche questo spaccato dagli atti dell’inchiesta della Dda che martedì ha decapitato per la seconda volta in 12 anni la Locale di ’ndrangheta di Rho, ricostituita da Gaetano Bandiera e dal figlio Cristian (entrambi arrestati per associazione mafiosa). Dagli accertamenti investigativi degli agenti della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Nicola Lelario, si capisce chiaramente che Cristian si sente il padrone. In una conversazione intercettata, un uomo gli sorride: "Un affare vero hai fatto se sei stato sotto i 300mila" come prezzo d’acquisto. L’interlocutore lo spiazza: "Ne voleva 140, gliene ho dati 70". Un prezzo talmente basso da far dire al suo notaio: "Dobbiamo alzare la cifra perché... possono capire che è una truffa...". Ovviamente, lo stabile risulta formalmente ancora di Andrea, anche perché "io non posso avere intestato niente". L’obiettivo del rampollo del boss è quello di ristrutturare tutto e farci un bed&breakfast, con Andrea che si offre come "portinaio". Del resto, a lui interessa solo la droga che Bandiera junior gli procura regolarmente: "Metà me la dai in coca e metà in soldi", la proposta di pagamento della rata mensile. Per tenersi buono Andrea, il quarantaseienne lo fa pure accompagnare in ospedale dal fidato Antonio Procopio, nonostante non risparmi giudizi morali su chi di fatto gli ha regalato un’intera palazzina: "Sto drogato di m. si è mangiato una proprietà di sua mamma... la gente i genitori non gli lasciano niente e questi hanno la fortuna, guarda che c. combinano". Già, specie se càpitano nelle fauci di uno squalo. Uno squalo che sarebbe riuscito anche a ottenere finanziamenti postali e bancari per più di 70mila euro, usando una donna come prestanome. Un canale alternativo di denaro per acquistare cocaina. Come accaduto, ad esempio, il 2 marzo 2021, quando Bandiera consegnò alla fedelissima Caterina Giancotti 4.400 euro prelevati in tre sportelli (Parabiago, Vanzago e Lainate) per comprare 200 grammi di "roba" da Franca Curinga. Quel giorno, a scambio ultimato, la donna che gli curava la cassa e i rapporti coi debitori finì in manette.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro