’Ndrangheta, la pm antimafia a Rho "I cittadini scelgano da che parte stare"

Il capo della Dda Dolci: la presenza è visibile a tutti, i clan si pongono come soluzione ai problemi. La promessa del sindaco dopo l’inchiesta con 49 arresti: la mafia c’è, noi parte civile nel processo

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di Roberta Rampini

"A Rho la mafia c’è. Ma Rho è contro la mafia e vogliamo difendere il nome della nostra città. Per questo ci costituiremo parte civile nel processo che vedrà imputate le persone arrestate una settimana fa nell’ambito dell’operazione Vico Raudo". Così il sindaco di Rho, Andrea Orlandi, in apertura dell’incontro pubblico “La presenza delle mafia nel Nord Ovest della Lombardia, ieri e oggi“ che si è svolto nell’auditorium di via Meda. Ironia della sorte, l’incontro organizzato dalla commissione Legalità e Antimafia del Consiglio comunale, era in programma da settimane.

Prima ancora delle 49 misure cautelari per reati che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, minacce, violenza privata, incendio, detenzione e porto illegale di armi aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosa. La conferma della ricostituzione di una struttura territoriale di ‘ndrangheta, la locale di Rho, già oggetto dell’indagine Infinito condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano nel 2010. Nessun commento sugli ultimi arresti, perché le indagini sono ancora in corso, ma considerazioni sulla conferma della "continuità" del fenomeno da parte di Alessandra Dolci, magistrato e coordinatrice della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, il giornalista Mario Portanova e il ricercatore Mattia Maestri.

"La ‘ndrangheta di oggi è cambiata molto rispetto a quella di dieci anni fa - ha raccontato il capo della Dda milanese - oggi ha una spiccata vocazione imprenditoriale, ancora più insidiosa rispetto al passato, arriva in tutti i settori dell’economia. Le cosche non sparano più ma si presentano in giacca e cravatta. Si pongono come risolutore di problemi, rivolgendosi a imprenditori e professionisti, forniscono prestazioni e servizi a prezzi fuori mercato. Ci sono grandi committenti che si avvantaggiano di questo sistema ma il mafioso presenta sempre il conto, anche agli imprenditori che danno lavoro alle imprese mafiose perché risparmiano". La mafia dunque come problema etico che interessa tutti.

"Io sono figlia della provincia e in provincia si sa sempre tutto. Ci sono comportamenti indicatori di anomalie che non ci possono sfuggire. Ma non bisogna girarsi dall’altra parte pensando che non sia affar mio – conclude Alessandra Dolci – quindi bisogna scegliere da che parte stare. Tra una pizzeria nata con fini sociali in un bene sottratto alla mafia e una gestita da parenti di personaggi in carcere per il 41bis, si deve scegliere".

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