'Ndrangheta in Lombardia: il ruolo di "Gigetto" e le mire della malavita su Palazzo Gorani

Rho, l’accusa: influenzò il Pgt per i clan di Roberta Rampini

Palazzo Gorani a Rho (Studionord)

Palazzo Gorani a Rho (Studionord)

Rho, 30 ottobre 2014 - Un "fabbricato" e alcune «unità immobiliari a destinazione industriale» acquistati con i soldi della ‘ndrangheta. Il progetto di una residenza per anziani o, in alternativa, di una cooperativa edilizia per realizzare alloggi per le forze dell’ordine. Una speculazione edilizia da concludere in fretta per restituire i soldi. Ma per l’affare «Lucernate di Rho» bisogna mettere mano al Pgt in fase di approvazione. È la fine del 2012. A fare da garante sulla «totale eliminazione della inedificabilità che gravava su buona parte della superficie», sul «provvidenziale scambio di destinazione d’uso di una fascia a verde di mitigazione» e dare «mano libera a ogni intervento di trasformazione edilizia di Palazzo Gorani», c’è «Gigetto». All’anagrafe Luigi Calogero Addisi, 55 anni, ex consigliere comunale del Pd di Rho, sposato con Annunziata Corsaro, nipote di Pantaleone Mancuso, al vertice della omonima ‘ndrina, operante nella provincia di Vibo Valentia. È lui il braccio politico utilizzato dai clan legati ai Mancuso per ottenere vantaggi urbanistici e concludere le due operazioni immobiliari nel Comune di Rho. Il suo ruolo è fare pressioni politiche in fase di approvazione del Pgt affinché gli interessi della cosca vadano a buon fine. E lui, che nell’affare ha investito 122.000 euro, si prodiga fino in fondo. Nelle 802 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare il suo impegno viene ben descritto.

L'inchiesta «Quadrifoglio» ha smascherato quello che la ’ndrangheta voleva fare nella frazione di Lucernate, in via Giulio Cesare, il nucleo storico dove sorge anche Palazzo Gorani, un edificio classificato dalla Regione Lombardia come «bene di interesse culturale». È qui e nelle aree intorno a questo palazzo che si concentravano i progetti della malavita. Edifici e terreni già nelle mani della ‘ndrangheta e altri ancora da acquistare. Addisi fa pressioni politiche. I vincoli cambiano. E lui vota anche il Pgt, sapendo di non poterlo fare. Poi soddisfatto in aula commenta: «Abbiamo cercato di ridisegnare la città, preservandola dagli scempi e dal consumo del territorio. Una medaglia per tutta l’amministrazione e per il sindaco Romano. Non oneri di localizzazione, ma onori di civilizzazione per chi ha fatto la scelta controcorrente e che non svende la propria verginità allo sceicco di turno». Il giorno dopo con i suoi soci si vanta facendo credere loro che il 28 dicembre 2012 il Pgt è stato solo adottato e «che verrà approvato solo tra sei mesi, in questo modo c’è tempo per sistemare le cose». I soci ci credono, ignorano che non è merito suo ma l’iter previsto dalla legge. Ma Addisi ha bisogno di ottenere credibilità. Il tempo passa. E nonostante il suo impegno l’affare non si conclude.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro