Nato a Milano Marco, la mamma è fuggita dalla guerra in Ucraina

Il piccolo bimbo ucraino è nato al Buzzi. Ora saranno entrambi ospitati da lady Catella

La mamma felice con il piccolo Marco

La mamma felice con il piccolo Marco

Quando si è presentata al Buzzi, l’ospedale dei bambini di Milano, la sera dell’8 marzo, l’ha fatto anche perché non aveva un altro posto in cui dormire. E perché Ida (nome di fantasia) era incinta, ormai prossima al parto, con le paure che hanno tante donne in quel momento e altre paure che in questo momento conoscono solo le quasi mamme ucraine che scappano dal loro Paese invaso dall’esercito di Putin, dalle bombe che a Mariupol non hanno risparmiato un ospedale pediatrico. "Aveva soprattutto bisogno di essere accolta, il parto era imminente e lei temeva di non riuscire a essere assistita", spiega la professoressa Irene Cetin, primaria del reparto di Ostetricia e ginecologia del Buzzi dove martedì è arrivata questa ragazza che dimostra meno dei suoi 37 anni, accompagnata da un’amica che vive in Italia ma non ha la possibilità di ospitarla. Ida è originaria della zona di Donetsk, appartiene alla popolazione di lingua ucraina dell’autoproclamata repubblica filo-russa; è arrivata in Italia col suo bimbo nella pancia, insieme a sua madre; il suo compagno è rimasto in patria a combattere. Ed è una storia soprattutto di donne questa, però ha un fiocco azzurro. Perché mentre al Buzzi cercavano una soluzione per trovare ospitalità a Ida, lei è entrata in travaglio, e alle 4.25 del 9 marzo ha messo al mondo un bambino in perfetta salute, di 3 chili e 610 grammi. L’ha chiamato Marco, il suo primo figlio che a quanto risulta  è anche il primo ucraino nato a Milano città da una mamma in fuga da questa guerra.

Ma la storia di donne non finisce qui, perché Ida, che sta benissimo anche lei e potrebbe essere dimessa, non ha ancora un posto in cui stare. Così il personale della maternità attiva la Fondazione Buzzi per l’ospedale dei bambini, creata da ex medici e sostenitori dell’ospedale pubblico per supportare in particolare il progetto del Grande Buzzi, con l’obiettivo di raccogliere 10 milioni di euro da privati per fornire attrezzature all’avanguardia al nuovo monoblocco finanziato con 40 milioni da Stato e Regione nel lontano 2008, in cui i lavori dopo infiniti intoppi e una pandemia sono ripartiti, fissando l’orizzonte per aprire al 2024. Ma il sostegno della Fondazione è del tipo a 360 gradi, tant’è che uno dei suoi donatori s’è offerto di dare ospitalità a Ida, alla sua mamma e al piccolo Marco. Anzi, s’è offerta, perché si tratta di Kelly Russell Catella, imprenditrice statunitense da vent’anni a Milano, dove ha lavorato col marito Manfredi alla costruzione della piccola Manhattan di Porta Nuova, oggi è nel management di Coima Sgr e direttrice della Fondazione Catella. Nonché membro del comitato d’onore della Fondazione Buzzi, che non ha dovuto cercare per Ida, sua madre e Marco un posto in un centro d’accoglienza o attraverso la rete di solidarietà agli ucraini in fuga che s’allarga di ora in ora tra chiese, associazioni e privati cittadini: la signora Catella è andata a prenderli in ospedale ieri se li è portati a casa tutti e tre, in attesa di allestire un appartamento che metterà a loro disposizione.

 

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