Nanda Vigo e il "giallo" della sua collezione d’arte

Bloccata dalla Soprintendenza, contiene almeno 11 Manzoni e opere di Fontana, Baj e Capogrossi. Eredità contesa tra francescani e gesuiti

Nanda Vigo

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Milano, 1 dicembre 2020 - È uscita di scena all’improvviso, senza poter portare a termine il progetto che aveva in mente. Ossia riunire la sua collezione d’arte sotto lo stesso tetto, in quel Museo San Fedele che le ha dedicato uno spazio permanente. Tutto era pronto per un nuovo testamento ma il 16 maggio Nanda Vigo, artista, architetto e designer, è deceduta lasciando nello sconforto gli amici carissimi, quel "cerchio magico" che da anni la aiutava ad organizzare mostre e a inviare in giro per il mondo le sue splendide opere. Così adesso una buona parte della collezione è nelle mani dei gesuiti (San Fedele) per suo volere, e circa un terzo - con opere di artisti come Piero Manzoni, Lucio Fontana, Getullo Alviani e Giuseppe Capogrossi, Enrico Baj - in possesso dei Francescani (Opera di San Francesco per i poveri) che erano in origine gli eredi universali prescelti dalla Vigo nel 2011 con un testamento ad hoc. Una situazione ingarbugliata e delicata, dove entra a gamba tesa anche la Soprintendenza, con Antonella Ranaldi che avvia un procedimento a tutela per "l’ eccezionale interesse culturale della Collezione d’arte, di opere, oggetti di proprietà di Nanda Vigo", per scongiurare rischi di dispersione. Frate Marcello Longhi, presidente dell’Associazione Opera San Francesco per i poveri, fa sapere "che noi abbiamo rinunciato alla donazione ma non è in nostro potere decidere di far confluire queste opere a San Fedele. Ma quante siano le opere e dove siano noi non lo sappiamo". Un giallo. Altro non aggiunge frate Marcello: "Tutto quello che sapevamo lo abbiamo detto alla Soprintendenza". Dove sono le opere?

Secondo la presidente dell’Archivio Nanda Vigo, Allegra Ravizza, "sono nella casa di Nanda in zona Porta Romana ma noi non abbiamo accesso da tempo né abbiamo le chiavi". E il vicepresidente Marco Meneguzzo aggiunge che la "cosa che ci preme è in qualche modo far rispettare le volontà di Nanda, fare in modo che la collezione sia esposta integralmente nel museo San Fedele dove hanno le giuste competenze per valorizzarla". Sarebbe una cosa importante anche per la città di Milano, un "regalo bellissimo", aggiunge padre Andrea Dall’Asta che è il direttore del Museo San Fedele. "Speriamo che i fratelli francescani possano rivedere la loro posizione, noi siamo pronti ad esporre le opere d’arte con il massimo della visibilità come avevamo promesso in vita a Nanda". Sarebbe il modo per rispettare le volontà della defunta. "Ci vuole un tutore super partes", auspica frate Marcello. Le opere donate dall’artista in vita nel 2017 alla Fondazione San Fedele di Milano, sono già sottoposte a tutela e costituiscono un nucleo importante. E con le altre sarebbero un ricco patrimonio "storico-artistico culturale, rappresentativo del filone artistico delle avanguardie del secondo Novecento", e dei protagonisti degli anni Sessanta e Settanta del XX secolo attivi a Milano, scrive la Soprintendenza. Nanda è stata artista poliedrica e feconda. Nata a Milano nel 1936 si laurea a Losanna ma poi si radica nella città meneghina dove incontra e frequenta numerosi esponenti dell’ambiente artistico, come Lucio Fontana e Piero Manzoni, di cui diventerà la compagna.

mail: stefania.consenti@ilgiorno.net  

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