Mutui variabili, clausola-beffa: i giudici stoppano le banche

Così si tutelano dai rischi e annullano i vantaggi per i risparmiatori legati alla variazione degli indici

Milano, 11 novembre 2022 -  La Corte d’Appello di Milano stoppa la clausola “zero floor“ nei mutui a tasso variabile, che permette agli istituti di credito che la applicano, in caso di Euribor con valori negativi, di non riconoscere in favore del sottoscrittore del mutuo la discesa degli interessi riportando quel valore a zero. Provocando, così, uno svantaggio economico in capo al mutuatario e tutelandosi d’altro canto da perdite economiche. Una decisione, che apre la strada al rimborso delle somme versate e alle iniziative dei risparmiatori per ottenere la modifica dei piani di ammortamento, arrivata nel giudizio di secondo grado su un ricorso promosso da risparmiatori contro un istituto di credito, chiedendo la nullità di quella clausola-beffa applicata da diverse banche fra le pieghe dei mutui a tasso variabile.

L’azione collettiva è stata respinta dal Tribunale di Milano nel 2019, ma ora la Corte d’Appello ha ribaltato la sentenza inibendo alla banca "l’uso della clausola floor", considerata come "vessatoria". "Si considera vessatoria – si legge nella sentenza sul ricorso – la clausola che determina a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto e tale situazione certamente ricorre nel caso di applicazione della clausola floor non accompagnata da analogo meccanismo correttivo. La considerazione dell’indice Euribor come pari a zero nel caso che assuma valore negativo implica, infatti, l’obbligo del mutuatario di corrispondere gli interessi ad un tasso comunque pari allo spread pattuito, senza poter beneficiare interamente della variazione favorevole dell’indice, come invece può fare la banca mutuante, che non è soggetta ad alcuna limitazione nel caso di rialzo dell’indice". In soldoni la banca “vince sempre“, tutelandosi da eventuali perdite, mentre il risparmiatore non ci guadagna quando la variazione degli indici finisce per portare a condizioni a lui più favorevoli. Squilibri sul piatto della bilancia, attraverso una clausola inserita nei contratti, secondo i ricorrenti, in maniera "non chiara e trasparente".

La sentenza potrebbe essere impugnata dalla banca, ma intanto si apre la strada per possibili richieste di rimborso. "L’opzione è particolarmente rilevante – spiega Carmelo Benenti, presidente di Federconsumatori Milano – se pensiamo che dal 2015 all’agosto 2022 , l’Euribor era negativo. I consumatori avrebbero dovuto avere delle rate più basse e il rimborso di somme dalle banche. Il principio stabilito dalla Corte apre le porte alle iniziative dei risparmiatori per vedersi modificati i piani di ammortamento e, non meno importante, per la restituzione delle somme maggiormente versate alla banca". Fra il 2015 e il primo semestre del 2022 l’indice Euribor ha portato i tassi d’interesse a una quota inferiore allo zero, rappresentando un tasso negativo a carico della banca. Una situazione che doveva spingere le banche al ricalcolo degli interessi sui mutui o finanziamenti, procedendo alla diminuzione del valore delle rate e al relativo rimborso. Le banche, per tutelare i propri interessi, hanno stretto sui possibili rischi dei tassi negativi, inserendo nei contratti di mutuo la postilla legata alla clausola Floor. Una nota che salvaguardava la banca dal non dover ricorrere al ricalcolo della parte fissa degli interessi in presenza di una negatività. Una manovra che garantiva all’istituto di crediti la piena e completa remunerazione sul mutuo, colpendo le tasche dei risparmiatori.

 

 

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