Garbagnate, anziano morì in corsia: a giudizio un parente e 5 medici

Il marito della nipote accusato di omicidio volontario. Omicidio colposo invece per 5 medici ospedalieri

Ospedale

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Garbagnate Milanese (Milano), 20 ottobre 2021 - Cinque medici dell’ospedale di Garbagnate Milanese e un 49enne di Paderno Dugnano sono stati rinviati a giudizio dal gup del Tribunale di Milano, Natalia Imarisio, per la morte di un 87enne avvenuta il 10 ottobre 2020. L’uomo, marito della nipote dell’anziano deceduto, dovrà rispondere dell’accusa di omicidio volontario aggravato per avergli somministrato morfina e antidepressivi fino a ucciderlo. I medici, un primario, tre medici della sua equipe e un’anestesista sono invece accusati di omicidio colposo perché, prima e dopo l’azione del parente dell’uomo, non l’avrebbero sottoposto a cure adeguate.

L’anziano , ricoverato nel reparto di pneumologia per una grave forma di polmonite (non da Covid), sottoposto a ventilazione polmonare meccanica e in trattamento con terapia sedativa mediante l’utilizzo di un macchinario elettromedicale a pompa ad infusione volumetrica, era morto dopo che il marito della nipote – infermiere professionale e operatore di rianimazione in un’altra struttura, con il permesso di andare a trovare la vittima – gli aveva somministrato una dose elevata di morfina e farmaci antidepressivi. Il fatto era successo nella notte tra il 9 e 10 ottobre. Il responsabile era stato fermato dieci giorni dopo: accusato di omicidio volontario aggravato, era finito ai domiciliari. Ora, a un anno di distanza del fatto, il gup ha fissato l’inizio del processo per il 16 novembre davanti alla Corte d’assise. Secondo l’inchiesta, condotta dai carabinieri della compagnia di Rho e coordinata dal pm Nicola Rossato, il presunto movente economico, ossia l’eredità di cui risultava beneficiaria la moglie, non sarebbe per il momento supportato da elementi sufficienti.

Attraverso una complessa consulenza medico-legale, invece, gli inquirenti hanno individuato presunte responsabilità anche a carico dei cinque medici e relative alle cure a cui fu sottoposto l’anziano, quando fu ricoverato a fine settembre. Tra l’altro, stando alla consulenza, ci sarebbe stata anche una possibilità di intervenire con antidoti per salvare l’uomo, dopo le dosi iniettate dal parente. A denunciare l’anomalia in corsia era stato un medico, che aveva riferito come l’anziano, nei giorni precedenti al decesso avesse ricevuto una dose particolarmente elevata di farmaci, ottenuta con la manomissione del macchinario di infusione. Il sequestro delle cartelle mediche e le indagini chiarirono in pochi giorni quello che era successo.  

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