"Multinazionale in fuga E 300 di noi a casa"

Migration

"Il nostro umore? È pessimo. Stiamo lavorando senza prospettive per il futuro". Nunzio Dell’Orco, dipendente della Teva di Nerviano e delegato sindacale Uil, è uno dei lavoratori coinvolti in una delle crisi aziendali più gravi fra quelle aperte in Lombardia.

Un colpo di spugna su circa 300 posti di lavoro nel Milanese, senza considerare l’indotto. Il conto alla rovescia scadrà nel 2024: termine entro il quale dopo una dismissione graduale delle attività l’azienda farmaceutica israeliana, a meno di colpi di scena, chiuderà la sua filiale di Nerviano.

Qualcuno, tra i suoi colleghi, è riuscito a ricollocarsi?

"Chi è riuscito a trovare un nuovo lavoro è andato via, attualmente siamo rimasti in 250".

C’è qualche speranza su un possibile dietrofront?

"Non abbiamo speranze, l’azienda è avviata alla chiusura definitiva. Noi continuiamo a mobilitarci, a sollecitare le istituzioni e la Regione. Per gestire questa fase dovranno essere usati tutti gli ammortizzatori sociali disponibili, dalla cassa integrazione alla mobilità. Intanto continuiamo a lavorare, come sempre. È facile immaginare l’umore dei lavoratori, visto che siamo tutti senza prospettive".

Ci sono state trattative su una possibile cessione dello stabilimento.

Potrebbero approdare a un salvataggio da parte di altre aziende?

"Si era parlato di possibili acquirenti, ma alla fine pare che Teva abbia respinto le proposte perché giudicava negativamente il business plan. Mi sembra assurdo. Visto che hanno deciso di andarsene, invece di alzare muri dovrebbero almeno favorire il subentro di un acquirente in grado di garantire i posti di lavoro sul territorio".

Andrea Gianni

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro