Calzolai, pizzaioli e medici: tutti in fila per farsi cancellare le multe dai ghisa

La cerchia delle tre dipendenti comunali arrestate. Soldi in contanti e cene gratis: "Vai lì, mangi e poi vedi..."

Milano, multe staccate dai ghisa

Milano, multe staccate dai ghisa

Milano, 27 luglio 2019 - «Non c'è scritto quanto devo lascia... devo portarle signora?», chiede l’uomo. «Allora, io le ho pagate 70 euro l’una ed erano tre, io gli ho dato 210 euro...», risponde A.M.. «Ok perfetto... perfetto ok allora gli lascio 210 perfetto». «Perché io oggi poi passo di lì ed eventualmente ti faccio le altre stampe», replica l’amministrativa in servizio all’Unità riscossioni e relazioni con il pubblico del Comune di Milano, aggregata alla polizia locale. Di conversazioni così se ne leggono decine nell’ordinanza di custodia cautelare che ieri ha portato in carcere la 58enne originaria di Ercolano, la collega coetanea A.M.V. e l’agente di polizia locale I.F.C.o, 57 anni.

Tutte e tre le dipendenti infedeli sono finite in cella a valle di un’indagine portata avanti per un anno e mezzo dai carabinieri del Nucleo investigativo e dai ghisa di piazza Beccaria: secondo le accuse, le indagate si introducevano nel sistema informatico di gestione delle contravvenzioni (Una dipendente materialmente e le altre due in concorso morale con lei) per regolarizzare le posizioni debitorie degli automobilisti «amici» che non avevano pagato le multe o pretendevano di farlo con lo «sconto» oltre i termini. Il 4 aprile 2018, A.M. riceve una telefonata dal medico G.M.G., allergologo dell’Humanitas di Rozzano: il dottore spiega alla donna di aver pagato «autonomamente dei verbali in misura ridotta, attraverso il bollettino postale». E M.: «Ma cavolo, ma non te l’ha spiegato M.? Eh perché, ma tu cos... che cifra hai pagato adesso? Hai pagato la cifra doppia?». «Eh 95», conferma G.. «Ma no! Ma caspita! Ma perché non hai chiamato prima?», incalza la donna. Che poi aggiunge: «Va bè, tanto ormai quello che è fatto è fatto... peccato perché noi ti avremmo fatto risparmiare eh». Significativo il passaggio successivo negli atti: «Giorgino imparò la lezione e il mese successivo contattò A.M. per ottenere il beneficio contra legem, al quale fece ricorso più volte anche in futuro».

Nell'elenco dei presunti beneficiari del «sistema» figurano pure altri camici bianchi: il chirurgo plastico S.G., la moglie odontoiatra L.V.e il medico E.B. E poi ci sono gli amici di A.M.: il calzolaio G.A. («L’importante che siamo a posto, poi quando passi se hai bisogno lo sai...»), il falegname A.M., il parrucchiere G.R.(«Niente per niente non si fa», dirà alla donna per spronarla a non farsi scrupoli) e il ristoratore C.A., titolare di un locale dove puntualmente si presentavano i familiari di A.M. («Vai lì, mangi, poi gli chiedi se devi pagare...»). Duro il gip: «Sono tutti elementi che denotano un vero e proprio “sistema” delinquenziale, nel quale le indagate si adoperano anche per far risparmiare ai “clienti” poche decine di euro, ottenendo in cambio prestazioni professionali o incassando semplice riconoscenza da spendere in futuro». In un caso, si fa pure riferimento al fatto che M. avrebbe ricevuto merce di «dubbia provenienza» da una donna con precedenti per furto: «E questa come fa ad avere sta roba, scusami?», le chiede un parente. «Eh va bè...».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro