Morto soffocato per folle sfida: video oscurati su You Tube, caccia agli autori

Dopo il suicidio del 14enne Igor non sono più visibili le "cinque sfide pericolossissime"

Igor Maj, morto per il blackout game

Igor Maj, morto per il blackout game

Milano, 19 settembre 2018 - Non è più visibile, nemmeno dagli utenti maggiorenni come invece avveniva fino a qualche giorno fa, il video su «cinque sfide pericolosissime», tra cui l'auto-soffocamento, che è stato guardato da Igor Maj poco prima di impiccarsi nella sua camera a 14 anni, lo scorso 6 settembre. E allo stesso modo sono stati totalmente oscurati, su disposizione della Procura che è intervenuta nei giorni scorsi con un decreto, altri 15 filmati simili. Tutto ciò mentre le indagini della Polizia postale si concentrano ora sull'identificazione di coloro che hanno caricato i video su YouTube. «Video non disponibile. Questi contenuti non sono disponibili nel dominio di questo Paese a causa di un'ingiunzione del Tribunale», è la scritta che compare se si prova ad accedere al video incriminato. Stessa cosa che accade anche per gli altri filmati che hanno subito il provvedimento di «inibizione» da parte della Procura che ha chiesto la convalida dei sequestri preventivi d'urgenza al gip. Anche i commenti alle immagini, tra l'altro, sono stati oscurati.

Nel frattempo, gli investigatori della Polizia postale stanno lavorando per identificare coloro che materialmente hanno fatto l'upload, ossia il caricamento dei filmati sulla nota piattaforma video. Gli inquirenti dovranno valutare, poi, se nel caso del video visto dal 14enne si riuscirà a contestare l'istigazione al suicidio, al momento a carico di ignoti. Nel filmato, infatti, in modo beffardo le «sfide», tra cui il cosiddetto “blackout”, vengono presentate come «pericolosissime», anche se allo stesso tempo vengono anche descritte in tutti i dettagli.

«Da anni  chiediamo un patto educativo tra genitori, scuola e web. Oggi non è più rinviabile. I colossi del web non fanno nulla per evitare di indicizzare migliaia di contenuti dove spopola l'illegalità. I minori, soprattutto, non sono minimamente tutelati». È la riflessione del professor Luca Bernardo, direttore Casa pediatrica Fatebenefratelli-Sacco e responsabile Coordinamento nazionale cyberbullismo, interpellato dall'agenzia Ansa. «La battaglia dei like condiziona l'intimità dei nostri ragazzi - ha spiegato - c'è una costante esibizione di sé con effetti negativi sia in caso di successo, con perdita della propria identità, sia in caso di fallimento, emarginazione, isolamento». I colossi del web «fanno Ponzio Pilato - ha concluso il professore – e intanto le sfide mortali sono in aumento e molte arrivano da oltreoceano».

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