Addio a Piero Rattazzo, 'santo patrono' dei giovani

Il fondatore dello storico bar del Ticinese, rifugio di artisti e della controcultura, ha inventato l’ora felice e il bere in strada

Piero Rattazzo davanti alle vetrine del suo storico bar in via Vetere

Piero Rattazzo davanti alle vetrine del suo storico bar in via Vetere

Milano, 24 dicembre 2019 - Addio al barista Pietro Rattazzo. Il re del Ticinese è scomparso ieri a 82 anni dopo una grave malattia che lo aveva portato in ospedale tre settimane fa. La notizia tragica era già circolatata sabato quando il cuore di Pietro era ancora vivo. Ieri è stata confermata con un post surreale pubblicato sul profilo Facebook della sua attività: "Vi saluto tutti oggi, sabato ho fatto le prove generali. Ora vi lascio veramente con serenità. Vi abbraccio tutti. Le persone non muoiono mai per sempre. Ricordatemi per sempre e così ricordate che la vita è una salita e solo i forti arrivano in cima. Lo so: vi lascio nelle feste natalizie. Ma non ho mai amato il Natale". Nel commento si informa anche che il funerale si terrà il 27 dicembre, alle 11. "Ricordate: vivete la vita sempre. Un forte abbraccio a tutti" si firma “Piter“.

Il patron dello storico bar che porta il suo nome – trasferitosi in via Vetere nei primi anni 2000, quando ha lasciato la sede storica di corso di Porta Ticinese 83 – era originario di una famiglia contadina di Calosso d’Asti. Rattazzo arriva a Milano a 17 anni. Dopo essersi fatto le ossa in alcuni locali, apre Cantine Rattazzo nel 1961. Negli anni della contestazione diventa la casa degli studenti, della sinistra extraparlamentare ma anche dell’intellighenzia meneghina. "La trattoria diventa il fulcro di ogni attività, luogo dove ristorarsi e dar vita ad interminabili discussioni, confronti anche accesi ma, con la sapiente regia di Piero, la saggezza dovuta alla tradizione contadina, territorio neutro, pacificato. Qui si incontrano gruppi e posizioni in contrapposizione che nelle piazze di quegli anni si trasformano spesso in atti di violenza ma che nell’extraterritorialità della trattoria riescono, seppur in cagnesco, a convivere" ha scritto su un blog Davide “Atomo” Tinelli, writer, ex consigliere comunale e artefice della nomina per l’Ambrogino d’Oro che Razzazzo ha ricevuto nel 2005, con la seguente motivazione: "La sua trattoria, dagli anni ’60, è il ritrovo di pittori, comici, scrittori, editori e librai. In un passato ormai lontano, si sono fermati lì per un boccone anche i boss della Ligera". Ma il locale ha altri meriti: è diventato famoso per avere inventato il "bere in strada". E anche l’"ora felice". "Fin dagli anni ‘70 si consuma un rito che oggi è di moda in tutta Europa, l’happy hour, che da Rattazzo però ha un sapore particolare: sul balcone i classici “mondeghili”, acciughe, tonno, salumi e uova" si legge ancora nella motivazione alll’onoreficenza civica. Fra le idee nate ai tavoli del bar trattoria anche la Smemoranda, la famosa agenda. 

Poco incline ai cambiamenti, Rattazzo attraversa indenne gli anni ‘80, quando in zona c’era il problema dell’eroina, e cavalca l’onda alternativa dei ‘90. Nel 2006 lascia le cinque vetrine di corso di Porta Ticinese a Guru e si trasferisce in via Vetere. Per chi ama le atmosfere informali e i prezzi low cost rimane l’indirizzo di riferimento. Un giornalista della Bbc gli dedica un reportage nel 2016, definendolo il "santo patrono della gioventù perduta".  

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