Tragedia in piscina, l'amico del cuore di Marco: "Il tuo sorriso ci mancherà"

Il ricordo: "Lo chiamavo 'il ganassa' quando si mostrava sicuro nascondendo dentro la fragilità"

Marco Scarcella, 28 anni

Marco Scarcella, 28 anni

Milano, 21 luglio 2019 - «Sei morto sfidando un destino beffardo, amico mio. Ora non mi rimane che pregare per te, una preghiera sofferta mentre ricordo il tuo sorriso e le tue finte sicurezze. Ti chiamavo "il ganassa" quando ti mostravi sicuro nascondendo dentro la fragilità». Patrick, operatore sociale, ricorda l’amico Marco Scarcella affidando a Facebook un lungo messaggio. Sotto, una delle ultime foto di Marco, un selfie in macchina, con lo sguardo serio. «Ma Marco serio non lo era per niente, solo quando c’era bisogno – sorride l’amico –. Era un ragazzo divertente, sempre con la battuta pronta, senza mai esagerare: sapeva dosare riservatezza con il suo essere estroverso».

Il dolore per la perdita del 28enne, morto annegato venerdì notte nella piscina comunale di via Sant’Abbondio, periferia sud di Milano, è ancora forte, così come dubbi e incertezze a cui l’autopsia programmata per domani dovrà dare le risposte che amici e parenti aspettano. Per ora, solo dolore: «Era un tipo impulsivo, ma sapeva quello che faceva – ricorda ancora Patrick –. Era un ragazzo cresciuto in strada, prima al quartiere Gratosoglio, poi a Rozzano, dove si era trasferito di recente. Ha pagato caro un gesto fatto senza pensarci troppo». L’amico si riferisce al tuffo notturno nella piscina comunale chiusa, dopo aver scavalcato la recinzione in compagnia della fidanzata che lo ha visto morire mentre chiamava i soccorsi alle 3 del mattino.

Forse un malore o un colpo alla testa dopo essere entrato in acqua: saranno gli esami sul corpo a chiarire tutto. «Non era il tipo da usare droghe o ubriacarsi fino a stare male. Aveva la testa sulle spalle, per lui la famiglia era tutto, era legatissimo al nipotino. Un grande lavoratore: da ragazzo faceva il manovale e il magazziniere, non aveva paura della fatica», racconta l’amico, conosciuto sui campi di calcetto: «Grande tifoso della Juventus, prima di farsi male al ginocchio giocava a calcio. Gli piaceva uscire in compagnia, andare a ballare, anche alle serate di musica latina». Un ragazzo semplice, come tanti, amato e apprezzato da tutti. «Mi mancheranno i nostri caffè e "le multiple", quando ci divertivamo insieme a fare pronostici sulle partite di calcio – ricorda ancora l’amico –. Marco era un ragazzo in gamba, la più grande ambizione che aveva era di aiutare la famiglia. Mi mancheranno un sacco di cose. Ma il suo sorriso resterà sempre». 

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