Daniele, morto a 33 anni nell’inferno di Rogoredo

Educatore, volontario, viveva con la compagna a San Giuliano. L’ultimo messaggio: "Non disilludetemi"

Rogoredo

Rogoredo

Milano, 19 luglio 2019 - «Nonostante tutto, io continuo a credere nell’intrinseca bontà del cuore umano». Daniele Vazorni, detto Lillo, aveva scelto la frase di Anna Frank come copertina del suo profilo Facebook. Chissà cosa aveva lui, nel cuore. Trentatrè anni, residente a San Giuliano Milanese, è stato trovato senza vita ieri mattina. Il corpo disteso all’ingresso del boschetto della droga di Rogoredo in via Sant’Arialdo. L’ipotesi è che a ucciderlo sia stata un’overdose di eroina in questa terra che resta ancora di fantasmi nonostante gli sforzi, i controlli quotidiani delle forze dell’ordine e i presìdi sanitari per strappare dal buio chi è prigioniero di quel luogo e di se stesso. Anche se gli amici più cari lo escludono: «Sono stato all’obitorio, Daniele aveva il volto tumefatto, era irriconoscibile. Potrebbe essere stato aggredito, aspettiamo l’autopsia prima di dire con certezza la causa della morte», dice al telefono un amico.

Il curriculum di Daniele non era proprio candido: era stato condannato dopo aver patteggiato per un furto commesso 11 anni fa. Acqua passata, viene da pensare scorrendo il suo profilo social, in cui lo si vede attivo mentre pulisce spazi verdi, cura orti oppure è a fianco di persone meno fortunate. Superato un periodo buio, aveva studiato per diventare operatore sociale e ci era riuscito: ora era impegnato con diverse associazioni come volontario e operatore. Viveva a San Giuliano, con la compagna. In prima linea pure nei progetti per portare colore tra i palazzoni popolari della sua città: era tra le colonne dell’iniziativa «Cambiare i colori del quartiere: Case rosse laboratorio del cambiamento», finanziata dalla Comunità europea, per creare dei percorsi inclusivi di riscatto sociale.

Ma ieri il suo corpo era immobile, a pochi passi dal punto che porta direttamente all’area verde percorsa ogni giorno da decine di tossicodipendenti. Non è escluso che sia stato qualcuno di loro a trascinarlo in un punto visibile, notandolo in quelle condizioni, affinché potesse essere soccorso il prima possibile. L’allarme è scattato alle 9.22 di ieri, quando ad avvistarlo sono stati alcuni agenti della Polfer che hanno subito contattato il 118. Ma per Daniele, ormai, non c’era più nulla da fare: era già morto. Gli amici più cari sono increduli. E l’ipotesi della morte per eroina non li convince. Tutti lo ricordano come una persona attiva e sorridente, sempre a disposizione di tutti. «Non ci sembra vero che non ci sia più». Il giorno prima di morire, Daniele aveva postato su Facebook un messaggio in ricordo dello scrittore Andrea Camilleri, appena scomparso, citando le sue parole: «Non voglio morire male, non voglio avere il pessimismo, voglio morire con la speranza che i miei figli i miei nipoti i miei pronipoti vivano in un mondo di pace. Bisogna che i giovani si ribellino. Non disilludetemi». Adesso è come se quelle parole fossero anche sue.

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