Masate, la rabbia di un figlio: "Mio papà morto di Covid a Vimercate"

Emiliano Toppi ha perso il genitore, di 74 anni, contagiato dal virus nell’ospedale dell’eccellenza

Emiliano Toppi, figlio di Giuseppe morto a 74 anni all’ospedale di Vimercate

Emiliano Toppi, figlio di Giuseppe morto a 74 anni all’ospedale di Vimercate

Masate (Milano), 30 settembre 2020 - Il cappello con la penna nera calato in testa, il distintivo sul petto. Il sorriso di Giuseppe Toppi catturato per sempre da uno scatto è di un alpino fiero di esserlo. Era nel coro di Melzo. È morto di Covid, a 74 anni, "nell’ospedale dell’eccellenza, Vimercate, dove era entrato per altri motivi", racconta il figlio Emiliano.

La voce rotta dall’emozione, è come se fosse successo ieri, ma sono passati sei mesi da quel maledetto 22 marzo, quando nell’appartamento di Masate, dove la famiglia vive, è arrivata la telefonata tanto temuta: "Suo padre non ce l’ha fatta". "Era andato per curarsi e ci ha rimesso la vita". A inizio marzo, un aggravarsi del quadro clinico - "crollo dell’emoglobina" - aveva spinto i medici che l’avevano in cura e i familiari "ad affrontare il rischio". Il ricovero quando era "sconsigliato andare in ospedale".

"Ma non c’era altra scelta - ricorda Emiliano -. Col senno di poi, forse, l’avremmo tenuto a casa, vicino a noi, se ne sarebbe andato circondato dall’amore. E invece è morto da solo in una stanza anonima. Non abbiamo potuto salutarlo, né confortarlo. Né partecipare tutti al suo funerale. È straziante. Col passare del tempo il dolore non si placa, anzi è ancora più forte. La mente corre a quei momenti". Alla comparsa della febbre il 17 marzo, al tampone positivo, il 18, cinque giorni dopo il decesso. A spingere i parenti a rompere il silenzio è stato il premio Innovazione digitale in sanità che l’Asst brianzola ha appena ricevuto dal Politecnico di Milano per i progressi sul fronte dell’intelligenza artificiale, "l’oracolo", capace di prevedere l’evoluzione della malattia che permette agli specialisti di giocare d’anticipo. Un riconoscimento che ha piazzato Vimercate davanti al San Raffaele e al Galeazzi. Per i Toppi, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. "Ben venga il progresso, ma prima bisogna tutelare i malati. Papà è entrato in contatto con il virus in reparto: mancavano le protezioni".

L’Azienda ammette la falla, nonostante lo sforzo "senza precedenti per una riorganizzazione che nessuno avrebbe neppure potuto immaginare". La dirigenza ricorda i numeri "su 450 posti letto, ne avevamo 260 occupati da contagiati, mille i pazienti infetti assistiti, medici e infermieri hanno fatto il massimo, qualche problema c’è stato. Abbiamo fatto tesoro di questi casi per migliorare ulteriormente le cure in corsia. Abbiamo separato i percorsi di pazienti Covid da chi non lo era e le degenze, ma il virus ha circolato comunque. Ogni vita persa per noi è fonte di dolore e di riflessione. Anche quella del signor Giuseppe. Ci stringiamo ai familiari condividendone la pena".  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro