Cadavere carbonizzato a Novate: filippino identificato da un polpastrello

Gli indizi che hanno permesso di risalire a Glenn Padilla Villamar, identificato grazie a un polpastrello, un tatuaggio e un chiodo nel femore di Roberta Rampini

Il luogo in cui è stato trovato morto Glenn Padilla Villamar, a Novate Milanese

Il luogo in cui è stato trovato morto Glenn Padilla Villamar, a Novate Milanese

Novate Milanese, 4 febbraio 2015 - È stato identificato il cadavere trovato carbonizzato lo scorso 26 gennaio in un campo in via Trento e Trieste a Novate Milanese. Si tratta di Glenn Padilla Villamar, 35enne originario delle Filippine, residente a Milano, con precedenti per spaccio di droga. A trovare il suo corpo era stato un uomo mentre passeggiava con il suo cane. Il corpo era completamente carbonizzato, irriconoscibile. I carabinieri della Compagnia di Rho, del comando provinciale di Milano e del Nucleo Investigativo di Monza avevano parlato di «un’indagine difficile»: le condizioni del cadavere erano tali da rendere impossibile distinguere se si trattasse di un maschio o una femmina. Si era anche ipotizzato l’incaprettamento a causa della posizione «innaturale» del cadavere, aveva braccia e gambe rannicchiate accanto al corpo, ma probabilmente, hanno spiegato successivamente i carabinieri, era solo una «posizione di difesa» assunta dal corpo mentre veniva bruciato.

Nell'area di via Trento e Trieste, accanto al cadavere, i carabinieri avevano rinvenuto tracce di liquido infiammabile, alcune taniche, brandelli di vestiti. L’unico dato certo, fin dall’inizio delle indagini, era che il corpo fosse stato bruciato sul posto: difficile che fosse stato ridotto così altrove, per essere poi abbandonato in quella zona alla periferia di Novate, al confine con Milano. L’identità dell’uomo è stata ricostruita partendo da un brandello di polpastrello, un chiodo inserito nel femore e un tatuaggio sulla gamba. È stato proprio quel precedente per droga a far riconoscere il filippino, il suo nome era nella Banca Dati dei carabinieri. Ora le indagini continuano per identificare i responsabili dell’omicidio.

Più che di un delitto d’impeto, secondo gli inquirenti, potrebbe trattarsi di un vero e proprio regolamento di conti nell’ambito dello spaccio di stupefacenti. Probabilmente il filippino ha pagato per uno «sgarro». Al momento si tratta solo di ipotesi, altri elementi utili alle indagini arriveranno dall’autopsia eseguita dai medici dell’Istituto di Medicina legale di Milano nei giorni scorsi.  roberta.rampini@ilgiorno.net 

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