Morto in cantiere M4: "Scioperiamo per Raffaele, basta vittime"

I colleghi dell’operaio fermano le macchine: cambio turno fatale. Faro dei pm sulla sicurezza

Raffaele Ielpo, chiamato dagli amici il Gazza

Raffaele Ielpo, chiamato dagli amici il Gazza

Milano, 16 gennaio 2020 - «Se non scioperiamo neanche di fronte alla morte di un nostro collega di 42 anni per quali altri motivi dovremmo fermarci?". Una frase ha rotto ogni indugio, dopo che l’operaio Raffaele Ielpo è rimasto sepolto dai detriti nel cantiere della nuova linea metropolitana milanese M4. I suoi colleghi ieri si sono riuniti in assemblea con i sindacati nel campo base della società consortile Metro Blu in via Alfonso Gatto, zona Linate, e hanno deciso di spegnere le macchine che stanno scavando nel sottosuolo di Milano e incrociare le braccia per 24 ore, dalle 22 di ieri fino a questa sera. Operai provenienti da ogni parte d’Italia in trasferta a Milano per lavorare, con casa nei campi base di Linate e Buccinasco, in prima linea per la realizzazione della linea che rivoluzionerà i trasporti milanesi. Raffaele Ielpo, che viveva a Lauria, in Basilicata, era uno di loro. Uno dei più esperti, con alle spalle anni a farsi le ossa su grandi opere in Italia e all’estero.

«Quando è successo l’incidente non era neanche di turno – racconta Alem Gracic, segretario generale della Filca-Cisl Milano – ma c’era stato un cambio perché quella lavorazione era la sua specialità". Un incidente sul quale dovranno fare luce le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Maura Ripamonti, che affiderà la consulenza a un esperto di ingegneria strutturale con conseguenti iscrizioni nel registro degli indagati aperto con l’ipotesi di reato di omicidio colposo, come atto dovuto per le garanzie difensive. Gli inquirenti, che nelle prossime ore effettueranno un nuovo sopralluogo, dovranno accertare se i materiali utilizzati per la realizzazione dei tunnel erano a norma. E anche se le procedure seguite erano regolari e previste, in relazione proprio alla quantità d’acqua presente nell’ammasso di terra e pietre di cui una parte, poi, è franata addosso al lavoratore che operava a 18 metri di profondità.Il terreno è infatti "intriso d’acqua", anche perché i tunnel vengono scavati sei metri sotto la falda. I fratelli e la madre di Raffale Ielpo, non appena verrà eseguita l’autopsia, porteranno la salma in Basilicata per celebrare le esequie. E i sindacati (l’operaio era iscritto alla Uil) ribadiscono la richiesta di incontro al Comune di Milano e alla società, che avrebbe già dato la sua disponibilità dopo aver fermato i lavori, martedì, in segno di lutto.

«Chiediamo che venga fatto un passo avanti sulla sicurezza - sottolinea Katiuscia Calabretta, segretario milanese della Fillea-Cgil - andando anche oltre le norme base, perché Milano diventi un modello positivo in un settore dove si continuano a contare vittime". I colleghi di Raffaele riuniti in assemblea hanno parlato di "scarsi controlli" da parte di enti esterni, come Inail o Ats, ritmi di lavoro "troppo intensi" per rispettare i tempi, allarmi sulla sicurezza che a volte restano senza risposte. Richieste di un cambio di marcia che verranno rilanciate oggi, con una nuova assemblea. "Abbiamo deciso di dare un segnale forte - spiega Ersilia Galiero, segretario territoriale FenealUil - un atto dovuto, per dire basta alle morti sul lavoro".

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