Morta dopo liposuzione a 36 anni, assolto il medico Mattia Colli: “Non provata assistenza inadeguata”

Milano, secondo il gup sarebbe stato “impossibile salvare la donna” a causa di un quadro clinico complesso. Nessun “rimprovero” al chirurgo plastico processato con rito abbreviato per omicidio colposo

sala operatoria (archivio)
sala operatoria (archivio)

Milano, 6 settembre 2023 - Non sono state provate né una inadeguata assistenza post operatoria né una errata valutazione dei sintomi di sepsi e né una inidonea somministrazione di terapia antibiotica e quindi non si può muovere alcun “rimprovero” al chirurgo plastico finito imputato a Milano per omicidio colposo in merito al caso di una 36enne morta nell'aprile del 2018 per complicanze dovute a una grave infezione insorta dopo un intervento di liposuzione. Lo sostiene il gup Roberto Crepaldi nelle motivazioni della sentenza con cui, al termine del processo in abbreviato, ha assolto con la formula “il fatto non costituisce reato” Mattia Colli, il medico chirurgo titolare del 'Centro di chirurgia plastica ed estetica MC'.

Secondo la ricostruzione della Procura la donna si era sottoposta, il 5 luglio del 2017, a un intervento di asportazione di parte del tessuto adiposo al quale erano seguiti, secondo la denuncia del compagno, "mesi di agonia” trascorsi prima a Milano e poi in Romania, suo paese d'origine. Poiché le sue condizioni non miglioravano, era rientrata in Italia e trasferita alla Fondazione Poliambulanza di Brescia e poi in un hospice di Orzinuovi, dove è morta.

Secondo il giudice, che ha anche disposto un confronto tra i consulenti nominati dalle parti, “ferma la causalità tra l'intervento chirurgico (...) e il decesso” dovuto o a “fascite necrotizzante” o a “un'infezione dovuta all'intervento effettuato in seguito in Romania”, dove è ritornata qualche giorno dopo la liposuzione, non è stato provato “appieno” che la paziente, al momento dell'accesso al pronto soccorso di Bucarest, avesse già la gravissima malattia, nota nella letteratura anglosassone come “mangia carne”.

Ma non è tutto. Nelle motivazioni della sentenza di assoluzione si legge ancora: “Non può rimproverarsi certamente a Colli di non averla riconosciuta e curata. Ma anche volendo ipotizzare che ciò sia provato non sarebbe comunque possibile muovere alcun rimprovero al medico, stante la complessità del quadro clinico, la difficoltà della diagnosi e la sovrapponibilità dei sintomi con quelli del decorso dell'intervento di liposuzione; né il rafforzamento della terapia antibiotica, né un approfondimento diagnostico né l'accesso al pronto soccorso avrebbero scongiurato” l'esito mortale.