Altro colpo dei "monuments man": all'Ambrosiana il capolavoro perduto

Per anni la “Madonna con Bambino“ dell’allievo di Leonardo nel salotto di una signora milanese. L’opera di Marco d’Oggiono fu trafugata durante alcuni lavori alla collezione negli anni Cinquanta

Il colonnello Francesco Provenza restituisce l’opera alla Pinacoteca Ambrosiana

Il colonnello Francesco Provenza restituisce l’opera alla Pinacoteca Ambrosiana

Milano - Per anni è stato in bella mostra nel salotto di una signora milanese. Ma solo quando è passato in eredità al nipote è stato possibile risalire all’intera storia del dipinto "ritrovato", una splendida “Madonna con Bambino“ di Marco d’Oggiono, allievo di Leonardo da Vinci, un olio su tavola trafugato dalla Pinacoteca Ambrosiana alla metà del secolo scorso. Così da ieri l’opera è tornata a casa, grazie all’intervento dei Carabinieri del Nucleo per la Tutela del patrimonio Culturale (nasce nel maggio del 1969, dopo il furto di un Caravaggio a Palermo e ce ne sono 16 in Italia) di Monza.

Porta i segni del tempo il dipinto che ora dovrà ricevere le attente cure dei restauratori che ne dovranno recupare la brillantezza dei colori e solo dopo potrà essere esposto. Probabilmente il prossimo gennaio, e sicuramente gli spetterà un posto di tutto rispetto nella sala 3, in buona compagnia con Cesare Magni, Bramantino, Giampietrino e naturalmente gli altri capolavori di d’Oggiono. Uno si aspetterebbe una storia su un recupero rocambolesco, complicati intrighi, e invece no, perché (come è giusto che sia, è un dovere civico) un commerciante d’arte milanese si è rivolto subito al Nucleo speciale per accertarne la lecita provenienza. Non era scontato.

L’indagine è partita a marzo 2021. I militari a questo punto hanno consultato il più grande database di opere d’arte rubate al mondo e il riscontro positivo ha consentito di verificare che il dipinto "era parziale provento di furto consumato in una data imprecisata nella Pinacoteca della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano". Poi il confronto e il riconoscimento da parte della Pinacoteca ha chiuso il cerchio delle indagini. Tutto parte dal nipote che ereditando l’opera, inconsapevole di tutto (non ci sono ipotesi di reato a carico di nessuno), decide di venderla e per questo motivo si rivolge all’antiquario. Una storia a lieto fine che è stata possibile, ha spiegato il tenente colonnello Francesco Provenza, comandante del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Monza, "anche grazie alla massiccia opera di inventariato e censimento che le Diocesi stanno conducendo a favore della tutela del patrimonio culturale ecclesiastico".

Ci si muove su linee guida precise, con consigli pratici e riferiti alla specifica situazione italiana. Una collaborazione condotta da diversi anni tra la Cei (Conferenza episcopale italiana) e il Ministero dei Beni culturali attraverso tutte le articolazioni sul territorio (vedi l’operato delle Soprintendenze) e il Comando carabinieri per la Tutela del Patrimonio. Su come possa essere stato trafugato ci sono diverse ipotesi, probabilmente durante qualche fase di restauro e riallestimento delle sale. Nel trambusto generale qualcuno ne avrà approfittato. La tavola, su disposizione dell’autorità giudiziaria monzese che ha coordinato l’attività investigativa, è stata restituita nelle mani di Monsignor Marco Ballarini, prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana. Non è l’unico "salvataggio" di questi giorni. Il Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio ha recuperato una Pala d’altare, dipinto attribuito a Filippo Abbiati, rubato 31 anni fa e restituito alla Diocesi di Novara. Quest’anno anche alcuni "strappi di affreschi" sono ritornati nel loro sito originario, ossia il Parco Archeologico di Pompei.  

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