'La partita perfetta': princìpi della vita applicati al calcio e la consolazione Mondiali

Il libro è nato in tempi non sospetti: l’Italia non era ancora uscita dai Mondiali

San Siro, delusione dopo Italia-Svezia

San Siro, delusione dopo Italia-Svezia

Milano, 18 giugno 2018 - Tutto è nato da un dibattito online fra amici su quale fosse la “partita perfetta”. Così, quasi per gioco e partendo dall’adagio di Gianni Brera («la partita perfetta termina con il risultato di 0 a 0») per poi applicare con rigore scientifico tesi filosofiche al mondo del calcio, Corrado Del Bò - professore di Filosofia del Diritto della Statale di Milano e tifoso di Juventus e Pavia - e Filippo Santoni de Sio, assistant professor di Filosofia in Olanda, alla Delft University of Technology, campione nazionale Under 21 con il Torino calcetto e convinto tifoso granata, hanno dato vita al loro derby: “La partita perfetta: filosofia del calcio”. Il libro, fresco di stampa e pubblicato da Utet, è nato in tempi non sospetti: l’Italia non era ancora uscita dai Mondiali.

La batosta di San Siro oltre ad aver dato un’accelerata alla scrittura è stata una prova in più perché se quando accendi la tivù vedere Brasile e Svizzera e sapere che il turno degli Azzurri non arriverà mai ha l’effetto del sale sulla ferita, «Bisogna prenderla con filosofia». «Abbiamo applicato questo detto all’eliminazione dei mondiali – sottolinea Corrado Del Bò – la nostra idea è che non sia una semplice sconfitta, ma una esclusione da un rito, che è anche un rito sociale». Come fare, quindi a superarla? «Pensiamo a quello che possiamo prendere di buono da questa eliminazione – consiglia il prof della Statale –. Visto che l’Italia non c’è, non ci scalderemo per le scelte dell’allenatore o dell’arbitro, non saremo di parte, vedremo con un occhio più distaccato la partita. Ci interesseranno più il gioco in sé, la questione calcistica e anche gli aspetti filosofici che possono emergere. Non saremo accecati dal tifo, potrebbe essere l’occasione per rafforzare competenze calcistiche e affrontare le questioni teoriche del calcio».

Certo, anche Del Bò ha dovuto impegnarsi molto per riuscire a prendere con filosofia l’ultima partita di Champions della Juve, col rigore dato al Real Madrid all’ultimo minuto, «o la stagione 2014-15 del mio Pavia, finita a “schifio” quando è sfumato l’accesso alla serie B». Ahi che dolore, «ma contestualizziamolo». «Il calcio è uno degli ambiti della vita umana e associata con risvolti filosofici individuali, vale la pena esplorarli – sottolineano i professori –. Non ci interessa in queste pagine decretare il più forte fra Ronaldo e Messi ma, per esempio, individuare il genio calcistico, il rapporto fra la vittoria e la virtù». Un genio calcistico che è spiccato anche sulla piazza milanese? «Van Basten per esempio, che incarna la figura del genio calcistico – risponde Santoni de Sio –. Con il suo gol alla finale degli Europei contro l’Unione Sovietica nel 1988 ha creato uno spazio che non c’era, un gol che in qualche senso era impossibile. Di geni calcistici ce ne sono ancora, in ogni generazione, ma sono pochissimi e sono altro rispetto ai fenomeni».

Insieme i due prof analizzano il fair play e il rapporto tra decisioni arbitrali e giustizia. In appendice c’è un “Piccolo dizionario filosofico dei luoghi comuni calcistici a uso dei pedanti”, da “È mancata la cattiveria” e “Il risultato è bugiardo” a “Hanno deciso gli episodi”, «espressione abusata ma sostanzialmente corretta perché sottolinea il carattere evenemenziale ma non casuale del calcio». Il consiglio finale? «La passione è giusto che ci sia, ma deve durare il tempo della partita, poi occorre la giusta distanza, che non vuol dire allontanarsi troppo o si perderebbe il gusto del calcio».

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