Modella inglese rapita e sequestrata, poliziotti: "Violenze fisiche e psicologiche"

La giovane inglese era stata attirata a Milano con l'offerta di un servizio fotografico

Chloe Ayling (Newpress)

Chloe Ayling (Newpress)

Milano, 7 febbraio 2018 - "Violenze fisiche e psicologiche". E' quanto hanno raccontato alcuni investigatori della Squadra mobile, che ha condotto le indagini, nel processo milanese a carico di Lucasz Herba, 30enne polacco di Birmingham finito in carcere il 17 luglio scorso per il rapimento della modella inglese Chloe Ayling, messo in atto assieme al fratello Michal Konrad Herba. La giovane, rapita lo scorso luglio a Milano e minacciata di essere messa all'asta e venduta sul 'deep web', e poi liberata anche dopo una richiesta di riscatto, sarebbe infatti stata costretta a "violenze fisiche", tra cui "l'ammanettamento", il fatto di essere stata "narcotizzata" e "brutalmente trasportata dentro una valigia" fino ad una baita in Piemonte, ma anche tante "pressioni psicologiche". 

"La pressione psicologica su di lei - ha spiegato un'investigatrice - fu fondamentale nella strategia ideata dai due fratelli. Era stata convinta di avere a che fare con una sorta di killer 'buono' che poteva farsi da garante per la sua liberazione dopo il pagamento del riscatto". Gli investigatori in aula hanno chiarito anche che il piano iniziale dei due fratelli era quello di sequestrare la modella a Parigi, ma poi in quel periodo, nell'aprile 2017, nella città francese c'era stato un attentato sugli Champs-Elysees. E i due scelsero, a quel punto, "Milano perché più sicura" per portare a termine il rapimento.

Gli investigatori in aula hanno anche parlato delle immagini, allegate ad una email inviata al manager della modella, nelle quali la 20enne "appariva in stato totale di incoscienza, veniva mostrata solo con un body e dei calzini addosso e sulla pancia un volantino del 'Black Death Group'". L'ipotesi degli inquirenti, infatti, è che Lucasz Herba, una sorta di "mitomane avventuriero", avesse come obiettivo quello di accreditarsi sul cosiddetto 'deep web' e avesse fatto già molti tentativi di entrare in questo mondo, anche creando il sito 'Black Death'. Gli inquirenti, tra l'altro, hanno sequestrato anche alcune email nelle quali Lucasz Herba si presentava come un "guerrigliero" che aveva già fatto "vittime in Iraq e Afghanistan", disposto a "minacciare, ferire e uccidere persone a pagamento, anche bambini" o a "vendere donne". Il sequestro della modella sarebbe stata la sua prima vera azione, non andata a buon fine.

L'organizzazione del rapimento, hanno chiarito i testimoni, era partita già nel febbraio del 2017. La modella di 20 anni, assistita dall'avvocato Francesco Pesce, era stata attirata a Milano con l'offerta di un servizio fotografico. Fu poi tenuta segregata tra l'11 e il 17 luglio anche in una baita in Piemonte e messa all'asta sul web. Alla fine, però, venne liberata dallo stesso Lucasz. Stando all'inchiesta, i due fratelli avrebbero anche chiesto al manager e ai familiari della ragazza in un primo tempo 300mila e poi 50mila dollari. In aula, poi, è stata mostrata anche una ricostruzione della polizia di come la modella sarebbe stata messa dentro un borsone usato per portarla da Milano in Piemonte. E sono state fatte sentire alcune telefonate intercettate tra Lucasz, in carcere, e la madre con le quali il polacco cercò di depistare le indagini prima dell'arresto del fratello. Michal Herba, arrestato in Gran Bretagna un mese dopo il fratello, preso invece in Italia, è ancora in attesa che si concluda la procedura di estradizione dall'Inghilterra.

I poliziotti nelle deposizioni hanno fugato anche qualsiasi dubbio - che era emerso nel corso delle indagini sullo strano rapimento (nell'aula dell'Assise anche molti cronisti inglesi a seguire il processo) - sul fatto che Lucasz e la modella si conoscessero e fossero d'accordo, come ipotizzato anche dalla difesa. "La polizia postale - ha spiegato un'investigatrice - non ha riscontrato alcun contatto precedente tra i due prima del sequestro". L'imputato potrebbe essere sentito nell'udienza del 19 febbraio.

 

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