Covid, miocardite per 2,4 ricoverati su mille: lo studio del Niguarda di Milano

Nel 40% dei casi l’infiammazione è grave e spesso non è associata alla polmonite

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di Giulia Bonezzi

La miocardite da Covid non è solo infinitamente meno rara di quelle osservate in alcuni vaccinati con l’antiCovid; è anche molto più pericolosa, perché quando queste infiammazioni del cuore (che anche prima della pandemia si verificavano tra 10 e 20 volte all’anno ogni centomila persone, con una frequenza più alta tra i maschi da 16 a 65 anni) si manifestano nei pazienti Corona, spesso in assenza della “classica” polmonite da virus di Wuhan e varianti, nel 40% dei casi lo fanno in forme molto gravi, che possono portare alla morte o comunque richiedere un supporto meccanico alla circolazione, anche in persone giovani.

A dimostrarlo è uno studio che ha coinvolto oltre cinquantamila malati di coronavirus tra Europa e Stati Uniti e 23 centri di ricerca, coordinati dal Cardio Center del Niguarda e dall’ospedale universitario di Brescia, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista americana Circulation. Lo studio punta a fare chiarezza sulla prevalenza, sulle caratteristiche e sulla prognosi dei pazienti con miocarditi associate all’infezione da Sars-CoV-2. Cominciando dalla prima, che fuori dal linguaggio scientifico è la frequenza con la quale questa patologia si verifica nei ricoverati per Covid 19: circa 2,4 ogni mille sviluppano una miocardite. "Questo dato è basato su un’analisi che prende in esame oltre cinquantamila pazienti", ricorda Enrico Ammirati, specialista della Cardiologia 2 al Niguarda e primo autore dello studio. E spiega che "la miocardite acuta, che è un’infiammazione del muscolo cardiaco, nel caso del Covid 19 è verosimilmente causata da una reazione immunitaria innescata dall’infezione del virus Sars-CoV-2, piuttosto che da un’azione diretta del virus contro il cuore".

Un passaggio essenziale per comprendere quale sia il legame reale tra la Covid 19 e il danno cardiaco è la diagnosi, sottolineano Patrizia Pedrotti, cardiologa specialista in risonanza magnetica cardiaca, e Cristina Giannattasio, primaria della Cardiologia 4 del Niguarda, e spiegano che in questa ricerca "la diagnosi della miocardite è stata la più accurata possibile, basata su risonanza magnetica cardiaca o biopsia cardiaca". Un altro aspetto che i ricercatori hanno indagato è la severità di queste complicanze, e hanno osservato che le infiammazioni cardiache da Covid 19 possono essere molto pericolose: quasi nel 40% dei casi il quadro clinico è risultato particolarmente grave. Nel 20% dei casi i pazienti sono morti o hanno avuto necessità di un supporto meccanico alla circolazione, nonostante si trattasse di una popolazione giovane, con un’età mediana di 38 anni. Per fare un confronto con le miocarditi segnalate a seguito di vaccinazioni antiCovid con farmaci a mRna come Pfizer e Moderna (che, come riporta il report annuale dell’Aifa, sono state classificate dal comitato per la sicurezza dell’Ema, in base a una serie di studi, come "molto rare", cioè un un range che può arrivare "fino a una persona vaccinata su diecimila"), nel caso di queste infiammazioni post vaccino "meno del 5% dei pazienti ha avuto un decorso grave", ricorda il primario di Cardiologia a Brescia Marco Metra, ultimo autore dello studio pubblicato su Circulation.

Che ha messo in luce, e per la prima volta, un’ulteriore caratteristica delle miocarditi “da Covid”: la maggior parte si è manifestata in assenza della più tipica polmonite causata dal virus. D’altra parte, chi sviluppa sia la polmonite che l’infiammazione del cuore ha una prognosi più critica. Infine, lo studio rileva che ci sono alcuni aspetti del danno cardiaco non del tutto chiari, che richiedono ricerche ulteriori: i dati delle biopsie hanno evidenziato come il profilo infiammatorio di queste particolari miocarditi sia differente rispetto alle miocarditi “classiche”. Per i pazienti coinvolti nella ricerca il cortisone, che è un immunosoppressore, è stato usato nel 55% dei casi, apparentemente con beneficio ma anche il ruolo di questo farmaco, sia nelle miocarditi acute in generale che in quelle da Covid 19, dovrà essere approfondito.