"Mio padre ha dato la vita contro guerra e fascismo"

Umberto Fogagnolo fu arrestato, torturato e trucidato in piazzale Loreto nel ’44

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di Valeria Giacomello

A scuola di antifascismo con Sergio Fogagnolo (nella foto a destra), il cui padre Umberto fu trucidato nell’eccidio di piazzale Loreto. È la preziosa lezione di storia, raccontata in prima persona, che è stata organizzata dall’Anpi di Mediglia per i ragazzi delle terze medie dell’istituto comprensivo Emanuela Loi, circa 120 ragazzi suddivisi nei 3 plessi scolastici di Mombretto, Mediglia e Bettolino. "Quando ce l’hanno proposto – ha spiegato la dirigente scolastica Laura Lucia Corradini – abbiamo accettato con entusiasmo, perché occorre lavorare sulla memoria storica e nel contempo rendere concreta e attuale la storia che si legge sui libri. Tutte le insegnanti di Lettere hanno subito offerto la loro collaborazione". Con parole semplici ma dirette, Fogagnolo ha saputo tracciare un racconto coinvolgente, grazie alla sovrapposizione tra i fatti storici sovrapposti e il vissuto della sua famiglia.

"Mio padre – ha raccontato – era un ingegnere della Ercole Marelli di Sesto San Giovanni. Durante la Resistenza ha sfruttato le sue competenze professionali per aiutare la lotta partigiana. Lui ha fatto opposizione clandestina al regime fascista, che impediva agli oppositori ogni possibilità di esprimere opinioni. Farlo durante l’occupazione nazista era ancora più pericoloso, ma non si è mai tirato indietro. Fino a quando fu arrestato, imprigionato a Monza e torturato. Fu trasferito nel carcere di San Vittore a Milano l’8 agosto 1944, lo stesso giorno in cui in viale Abruzzi venne fatto esplodere un camion tedesco. L’attentato, che non fu mai rivendicato dai partigiani e che non procurò la morte di nessun soldato, fu utilizzato come pretesto per compiere una rappresaglia contro quindici partigiani che il 10 agosto furono trucidati a piazzale Loreto, lasciando i loro corpi macabramente esposti come monito. Mio padre era fra loro". Fogagnolo all’epoca aveva 3 anni e l’unico ricordo rimasto è in una fotografia scattata a suo fratello che suo padre teneva sul cuore al momento della fucilazione, sulla quale è evidente il buco provocato da una pallottola. "Non ho rancore verso le singole persone – ha dichiarato rispondendo alle domande dei giovani ascoltatori – ma verso il regime che ha ridotto l’Italia in un cumulo di macerie. Studiate il passato ma anche la storia recente, siate orgogliosi di essere nati in un’Europa libera da guerre e proteggete la pace e la democrazia, altrimenti mio papà avrà versato il suo sangue invano".

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