Minori disabili: sos assistenza domiciliare

Mentre si investe nel potenziamento dei servizi per gli over 65, quelli per i bambini restano in attesa di fondi e di riconoscimento

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di Giambattista Anastasio

Soltanto venerdì Letizia Moratti, vicepresidente della Regione Lombardia nonché assessore al Welfare, ha annunciato che a luglio sarà approvata una delibera con la quale si provvederà a riordinare il sistema dell’Assistenza domiciliare integrata (Adi) e che questo riordino è finalizzato anche ad aumentare il numero di persone prese in carico al loro domicilio. Un obiettivo che deve essere raggiunto entro il 2026 e che non ammette pressapochismi: per allora occorre che sia seguito a casa propria almeno il 10% degli over 65 lombardi. Oggi sono 96mila gli over 65 che possono contare su servizi e prestazioni a domicilio, tra 3 anni e mezzo dovranno essere 237mila. A stabilire i tempi e i modi secondo i quali raggiungere il traguardo è la Missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) varato dal Governo sulla scorta delle indicazioni europee. Tempi, modi e risorse: per questo obiettivo sono in palio, a livello nazionale, 2,7 miliardi di euro.

Tutto lodevole, davvero. Ma l’Assistenza domiciliare integrata non riguarda soltanto gli over 65. Riguarda anche i minori. In particolare i minori con disabilità gravi e gravissime. In questo caso, però, non è ancora tempo di ragionare sulla presa in carico a domicilio e di incentirvarla in modo da poterne aumentare i beneficiari, a quanto pare. In attesa di capire se e come tale delibera inciderà sull’Adi minori, di Adi minori si continua a non parlare. A dirla tutta attualmente, dal punto di vista meramente formale, l’Adi minori non esiste neppure, non sulla carta. Dal punto di vista formale, sulla carta esiste solo l’Adi. Punto. Già questo è di per sé significativo. Ed è significativo per due due motivi: perché l’assistenza domiciliare agli adulti o agli over 65 ha spesso peculiarità diverse rispetto all’assistenza domiciliari ai minori con disabilità e perché quest’ultima si dibatte da tempo in problemi e carenze che impediscono ai bambini e alle loro famiglie di poterne beneficiare. Per questo sarebbe opportuno un riconoscimento formale dell’Adi minori che consenta di strutturarne i servizi e le prestazioni in modo diverso rispetto all’Adi adulti, là dove questo sia necessario, e che eviti che l’Adi adulti fagociti l’Adi minori, come avviene da sempre.

I numeri infatti sono diversi: in Lombardia gli over 65 sono 2,2 milioni su un totale di circa 10 milioni di abitanti e costituiscono una delle fasce d’età più popolose. Il 25% di questi – quindi circa 550mila – ha una patologia cronica ed ha quindi necessità di essere seguito a domicilio. I numeri relativi ai minori sono più contenuti. Se si prendono in considerazione i dati relativi al voucher sociosanitario B1, quello dedicato alla disabilità gravissime, emerge che i minori che ne beneficiano sono 3.211. Un numero, quest’ultimo, relativo al terzo trimestre del 2021.Un numero sottostimato. Perché? Proprio a causa di quei problemi urgenti e gravi ai quali non si dedica la stessa attenzione che viene invece dedicata all’Adi per gli over 65. Nel dettaglio, tra infermieri, educatori professionali ed altri profili, manca il personale che possa garantire ai bambini e ai loro genitori i servizi previsti dal voucher, che quindi non viene speso e resta intonso come se ne non ce ne fosse bisogno. Un problema denunciato più volte e da più parti, ma ancora irrisolto. Una scelta in più, rispetto agli anni scorsi, è stata fatta anche per i minori: il voucher autismo, ma al momento – esattamente come sopra – i servizi da esso previsto non sono sempre garantiti, anzi. La speranza, allora, è che nella delibera di luglio trovi spazio anche l’Adi minori. Spazio e riconoscimento.

mail giambattista.anastasio@ilgiorno.net

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