Niguarda, a Milano 100 donne incinte con l'eterologa. In due anni sono già nati 55 bambini

Traguardo per le gravidanze (48 ancora in corso) ottenute grazie alla donazione di ovuli o spermatozoi

L’équipe del Centro di Diagnosi e terapia della sterilità dell’ospedale Niguarda

L’équipe del Centro di Diagnosi e terapia della sterilità dell’ospedale Niguarda

Milano - Sulla torta è disegnata con la glassa una cicogna, che porta il numero 100; le candeline sarebbero state oggettivamente troppe, per celebrare il traguardo della centesima gravidanza iniziata attraverso la fecondazione assistita "eterologa" al Centro di Diagnosi e terapia della sterilità dell’ospedale Niguarda di Milano. Un risultato che è quasi un miracolo anche per il Grande ospedale metropolitano che ha una struttura specializzata nei disturbi della fertilità dagli anni ’60, che segue circa 500 procedure di procreazione medicalmente assistita "omologa" (cioè con gameti della coppia di aspiranti genitori) ogni anno, che da tre anni è stato individuato come hub regionale per quella "eterologa" (cioè in cui ovuli, spermatozoi o entrambi provengono da donatori).

Perché è impressionante , a riguardarla ex post, la strada accidentata che questa opportunità offerta dalla scienza alle coppie che cercano un figlio ha avuto in Italia (dov’è stata sdoganata nel 2014 dalla Corte Costituzionale, dopo dieci anni di divieto incostituzionale imposto dalla legge 40) e ancor più in Lombardia, dove l’ex governatore leghista Roberto Maroni s’intestò a farla pagare a prezzo pieno, da 1.500 a quattromila euro a ciclo anziché col ticket, come la fecondazione omologa; una decisione bocciata due volte, dal Tar e poi dal Consiglio di Stato.

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Ora anche in Lombardia c’è il ticket, dal 2017 l’eterologa è nei Livelli essenziali di assistenza che il servizio sanitario nazionale deve garantire in tutta Italia, ma le difficoltà non sono finite: mancano i donatori, soprattutto le donatrici che devono sottoporsi a una procedura più complicata, con stimolazione ormonale e prelievo di ovociti per via transvaginale in anestesia. Tanto che al Niguarda, che la scorsa estate ha festeggiato la prima donatrice “autoctona” in Lombardia, nel corso del 2019 è stata istituita la "banca dei gameti" che conserva ovuli e spermatozoi provenienti da altri Paesi per tutti i centri accreditati che praticano la fecondazione eterologa in Lombardia.

L’ultimo ostacolo è stato il Covid: le prime procedure di fecondazione eterologa al Niguarda sono partite all’inizio del 2020, e quasi subito è arrivata la pandemia che inevitabilmente "ha rallentato la nostra attività, ma nonostante questo oggi siamo qui a condividere la gioia di cento coppie che possono finalmente vedere realizzato il desiderio di diventare genitori", dice Maurizio Bini, responsabile del centro del Niguarda. Su cento gravidanze iniziate in poco più di due anni, 48 sono ancora in corso, mentre 52 coppie, e dunque 104 genitori, hanno già visto nascere i loro bambini, che sono 55 perché tre sono stati parti gemellari.

Le prime sono state due gemelle, a inizio autunno 2020; da allora si sono aggiunte altre 24 bambine (totale 26) e 29 maschietti. Undici delle cento coppie sono venute a Milano da altre regioni italiane in cui il servizio sanitario ancora non garantisce la fecondazione eterologa. In quattro casi, spiega ancora Bini, la gravidanza è arrivata grazie a una doppia donazione, sia di ovuli che di spermatozoi. "Più dell’80% delle procedure effettuate" al Niguarda, chiarisce, "sono di secondo livello, ossia l’embrione viene prodotto in laboratorio e impiantato poi nella donna".

Questo cento è "un bel risultato di cui andare orgogliosi – dice la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare Letizia Moratti -. La nascita di un figlio è sempre una grande gioia per mamma, papà, famiglie e amici che si stringono in un abbraccio. Ai loro si aggiunge il mio, e quello dei sanitari che seguono le gravidanze con grande professionalità e premura, adoperandosi perché nasca una nuova vita".

 

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