Milano, nella casa igloo della Maggiolina: "Sembra di entrare in una favola"

La psicoterapeuta Elena Giovanardi accoglie i pazienti in uno degli edifici circolari di via Lepanto progettati dall’ingegnere Cavallè per gli sfollati del dopoguerra

Milano - "Sembra di entrare in una favola" sussurrano i “forestieri“. Uno scenario che al quartiere Maggiolina è realtà dalla nascita delle otto “case igloo“ di via Lepanto realizzate nel 1946 su progetto dell’ingegnere Mario Cavallè, affiancate in origine da due abitazioni-fungo demolite negli anni Sessanta.

Elena Giovanardi e la mamma Elisabetta Bordiga nella casa igloo di via Lepanto
Elena Giovanardi e la mamma Elisabetta Bordiga nella casa igloo di via Lepanto

Nate come dimore temporanee per gli sfollati del dopoguerra, resistono ancora oggi. C’è chi le abita e chi invece le ha trasformate in luogo di lavoro, come Elena Giovanardi, psicoterapeuta di 32 anni che ha raccolto il testimone dalla mamma Elisabetta Bordiga, per tutti Betti, che lì ha aperto il suo studio di otorinolaringoiatria 15 anni fa.

Una costruzione così particolare, rotonda, "è molto accogliente e valorizza anche in senso fisico l’unicità di ciascuno. L’accoglienza e il dare valore all’unicità sono elementi fondanti della psicoterapia. Tra l’altro, l’ingegnere Cavallè si è ispirato alla scatola cranica per ideare il suo progetto. C’è chi vede queste case come “un abbraccio“, come un fungo, come un igloo. L’importante è che si senta a suo agio. E io stessa in un posto così mi sento a casa, quasi non mi sembra di venire a lavorare".

Anche se l’agenda è fitta di appuntamenti e i colloqui vanno avanti da mattina a sera. "I pazienti non arrivano qui 'per la struttura' ma poi ne rimangono piacevolmente colpiti". La mamma Betti ricorda che "io ho sempre guardato con curiosità le case igloo: da piccola ho sempre sognato di poter entrare a visitarne una. Riuscire ad aprire il mio studio di otorinolaringoiatra proprio in un igloo mi ha reso quindi felicissima e fiera. E ora lo sono perché vedo mia figlia in questo luogo".

Gli spazi interni sono stati suddivisi in modo diverso, perché da abitazione “l’igloo“ è diventato studio. Ma le pareti curve restano la caratteristica. Dal piano terra si scende al seminterrato, altrettanto accogliente. Un accorgimento importante è "aver montato all’esterno, lungo la recinzione, dei pannelli". Per tenere lontano il Seveso in caso di esondazione. "Sette anni fa l’acqua ha invaso il seminterrato. Un disastro". Ma la casa igloo è ritornata a splendere ancora più di prima.

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