Milano, morti d'amianto in Atm: nessun colpevole

Assolto anche in Appello l'ex dg Elio Gambini, unico imputato nel processo per omicidio colposo

Sos Amianto

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Nessun colpevole per le morti d’amianto, come sempre. La Corte d’appello ha confermato l’assoluzione con formula piena per Elio Gambini, ex dg dell’Atm (Azienda dei trasporti milanesi) unico imputato nel processo per omicidio colposo con al centro i decessi, tra il 2009 e il 2015, di sei lavoratori della municipalizzata, e per presunte lesioni ad altri due dipendenti, sempre per esposizione all’amianto nei tunnel della metropolitana e nei depositi per la sosta notturne dei mezzi di superficie. Lo ha deciso il collegio della quinta penale confermando l’assoluzione per l’ex manager, assistito dai legali Caterina Malavenda e Paolo Grasso, in linea con l’orientamento dei giudici milanesi già emerso da sentenze di assoluzione in altri casi di dirigenti di aziende imputati per morti causate, secondo la Procura, dall’esposizione all’amianto nei luoghi di lavoro. L’Atm come responsabile civile era rappresentata dallo studio Mucciarelli. Nelle motivazioni dell’assoluzione in primo grado, depositate nel gennaio 2019, il tribunale aveva spiegato che le prove emerse non erano sufficienti "in termini di misurazione delle fibre inalate dai singoli lavoratori". Inoltre, "sulla base delle conoscenze scientifiche" acquisite, aggiunse-, "può affermarsi che il momento in cui si verifica il completamento (...) del processo di cancerogenesi", che conduce alla trasformazione della cellula normale in cellula neoplastica, "non è, né può essere, conoscibile". Per il tribunale, poi, non era stato possibile individuare a chi "debba imputarsi la decisione di esporre i lavoratori all’agente patogeno nelle condizioni date e, nello stesso tempo, chi, avendo residui compiti di controllo, non li abbia svolti". Ieri la conferma di queste tesi da parte dei giudici dì’appello. "Ancora una volta la magistratura con le sue decisioni, che rispettiamo, assolvendo per i casi di morte da amianto, ci lascia tutti sconcertati, soprattutto i familiari delle vittime, desiderosi di giustizia, che quindi si appelleranno alla Cassazione", ha spiegato l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto. Bonanni spera "comunque, per ora e per il futuro, che questa strage venga fermata con la bonifica, e allo stesso tempo che si identifichino i responsabili. L’impegno mio personale, e quello dell’Ona, proseguirà senza sosta, per ora e per il futuro". Nel corso del giudizio, sia le difese delle vittime, sia la Procura generale avevano insistito per la condanna di Gambini, per il quale in primo grado il pm aveva chiesto 6 anni. "Dal 1960, via via in modo crescente, fino all’entrata in vigore della legge 257 del ’92 - si legge ancora - l’ amianto ha avuto largo impiego e nella metropolitana milanese l’Atm non ha fornito né informazioni sul rischio, né autorizzato l’uso di dispositivi di protezione individuale e collettiva ai lavoratori esposti, arrivando a negare addirittura la presenza di amianto".

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